La Liguria è famosa per le sue splendide coste e spiagge, per Genova ed il suo patrimonio storico-artistico ed ovviamente la gastronomia, in primis la focaccia ed il pesto. Ma qui voglio parlarvi di altro, evidenziando il motivo per il quale adoro questa regione. Difatti, “stretta” tra il mare, le Alpi e gli Appennini, la Liguria è ricca di bellezze naturali e di ecosistemi talmente diversi che è quasi un miracolo che possano convivere assieme.
La conformazione del suo territorio consente quindi di percorrere pochi chilometri per lasciarsi il mare alle spalle e ritrovarsi in un ambiente montano. Ecco perché di seguito troverete un elenco – in continuo aggiornamento – relativo ai trekking che ho fatto e che quindi suggerisco a coloro desiderosi di scoprire una Liguria differente, ad alta quota.
La #LiguriaVerticale.
Escursionismo in Liguria: i trekking consigliati a Genova ed in riviera
La lista è suddivisa per zone – Genova, Ponente e Levante – e contiene una serie di informazioni pratiche per l’organizzazione delle escursioni. Il grado di difficoltà non è particolarmente elevato ma si raccomanda sempre attenzione ed una adeguata preparazione sia per quel che riguarda l’abbigliamento che lo sforzo fisico in sé.
Per quel che mi riguarda, preferisco vestirmi a cipolla indossando sempre materiale tecnico e traspirante. Così facendo non ho problemi nel caso di condizioni meteo variabili nell’arco della giornata. Imprescindibili gli scarponi da trekking, che garantiscono una migliore aderenza alle superfici irregolari, e caldamente consigliati i bastoncini poiché assicurano un maggior equilibrio – e quindi una minor fatica – sia in salita che in discesa.
Inoltre, sempre per una questione di sicurezza può essere molto utile – se non addirittura fondamentale – avere con sé un power bank in modo da evitare che il cellulare rimanga senza batteria.
Parlando invece dei periodi migliori per camminare, in linea generale suggerisco di evitare l’estate a causa delle temperature più elevate. Le eccezioni eventualmente possono riguardare le escursioni a quote più alte, penso ad esempio al monte Antola (sfiora i 1.600 m.). Da considerare pure le ore di luce a disposizione, in questo caso mi riferisco soprattutto all’inverno, a seconda della lunghezza del percorso che si desidera fare.
Mi raccomando poi di controllare prima della partenza le condizioni dei sentieri. Negli ultimi anni la Liguria purtroppo è stata “teatro” di episodi meteorologici estremi che ne hanno intaccato il territorio. Per tale ragione, le condizioni che ho trovato io potrebbero essere assai diverse da quelle che potreste incontrare voi. Ecco perché nelle varie sezioni aggiungerò ove possibile i siti internet di riferimento nei quali trovare eventuali aggiornamenti.
L’ultimo consiglio che vi do è invece di carattere letterario, ossia i libri di settore – tutti di Andrea Parodi – che hanno ispirato alcune di queste escursioni e che tengo sempre a portata di mano per quelle future:
- “L’Alta Via dei monti liguri“;
- “Vette e sentieri del Beigua Geopark“;
- “La Catena dell’Antola. 113 escursioni fra Scrivia, Trebbia e Oltrepo“;
- “Appennino genovese. 100 escursioni sui monti di Genova e nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo“;
- “Golfo Paradiso, Portofino e Tigullio“.
1. Escursione tra Noli, Varigotti e Finale Ligure
Iniziamo dal ponente ligure, nella cosiddetta Riviera delle Palme in provincia di Savona. Proprio qui si snoda uno dei sentieri più suggestivi della regione e che collega Noli a Varigotti.
La durata è di circa 3 ore, il saliscendi è tollerabile, specie provenendo da Noli. Salvo alcuni punti più esposti, dove quindi serve maggiore attenzione, è una gita adatta a tutti, anche quindi alle famiglie con bambini.
Il primo tratto – la passeggiata dantesca – consente di lasciarci Noli alle spalle e di inoltrarci nella macchia mediterranea, regalando i primi scorci da cartolina del lungomare di Spotorno e dell’isola di Bergeggi. Proseguendo si passano le rovine di tre chiese che vennero edificate qui intorno all’anno Mille dagli abitanti che cercavano riparo in luoghi più distanti dalla costa.
Una breve deviazione sulla strada verso Capo Noli consente di raggiungere l’Eremo del Capitano d’Albertis, risalente alla fine dell’800 ed oggi purtroppo in pessime condizioni. Vi è una piccola parte del percorso a picco sull’Aurelia e mancano le protezioni. Anche per questo occorre prestare più attenzione.
Un’altra tappa che suggerisco è presso l’Antro dei Falsari, una cavità naturale a picco sul Mar Ligure conosciuta anche con il nome di Grotta dei Briganti poiché si dice che i contrabbandieri venissero qui per nascondere la propria merce.
Di ritorno sulla strada maestra si arriva al Semaforo di Capo Noli, ad un’altezza di 266 m. sul livello del mare. Il percorso contrassegnato da una X rossa – adesso denominato Sentiero del Pellegrino – scorre parallelo alla costa permettendo di ammirare Capo Noli, Varigotti e Punta Crena.
L’ultimo tratto in discesa – un po’ più impegnativo – costeggia il Mausoleo Cerisola, in ricordo del cittadino di Varigotti che nel 1976 diventò famoso per aver salvato una persona che stava annegando.
La camminata termina nella splendida frazione di Finale Ligure, celebre per la magnifica Baia dei Saraceni. Se avete ancora un po’ di forze suggerisco un’ulteriore deviazione di circa 20 minuti fino alla sommità di Punta Crena. Dalla torre saracena innalzata nel 1559 si gode di uno splendido panorama sulla costa ligure e le spiagge di Varigotti.
Per quel che riguarda i trasporti coi mezzi pubblici, le stazioni ferroviarie più vicine sono quelle di Finale Ligure e Spotorno. Partendo da quest’ultima si può raggiungere Noli a piedi oppure in autobus. Varigotti infatti è collegata a Noli/Finale Ligure dalla linea n. 40.
Trovate tutte le informazioni sul percorso in questo articolo completo.
2. Camminata tra Spotorno e Bergeggi
Rimanendo in zona, questa alternativa è sicuramente meno dispendiosa ma ugualmente affascinante. Dal lungomare di Spotorno, all’altezza di Punta Sant’Antonio in direzione di Bergeggi, ci si immette in Via Antica Romana (una delle poche a non essere strada chiusa).
La prima parte del cammino corrisponde anche al dislivello in salita più importante e, uscendo dal centro abitato, raggiunge il punto d’inizio del sentiero verso il monte Mao. Lo si imbocca e si prosegue fino al bivio successivo, dove viene indicata la Via Antica Romana Alta ed identificata dal segnavia con 3 triangoli rossi.
Immersi tra terreni coltivati, macchia mediterranea e paesaggi costieri dominati dall’isola di Bergeggi, si percorre una strada storica che risale addirittura al 241 A.C. e che conduce in circa un’ora e mezza a Torre del Mare, frazione alle porte di Bergeggi. Per arrivare in paese si possono percorrere diversi itinerari tematici. Ho optato per quello botanico, il più corto e disseminato di svariati pannelli informativi dedicati alle piante più caratteristiche dell’area.
Istituito nel 1985, la Riserva Naturale Regionale di Bergeggi tutela l’isola così come il tratto di costa circostante, dove si trova la grotta marina. Trattasi di un ambiente carsico risalente a circa 200 milioni di anni fa e dove si sono conservati molti reperti paleontologici del Neolitico. Il sito è accessibile con visite guidate a luglio ed agosto.
Parlo della camminata e di Bergeggi in maniera più approfondita in questo articolo.
3. Escursione al Santuario di N.S. della Guardia a Varazze
Varazze è una delle località balneari più note del ponente ligure. Assieme a diversi comuni limitrofi fa parte del Geoparco UNESCO del Beigua, attraversato da una fitta rete di sentieri che consentono di esplorare un ambiente naturale protetto in cui coesistono ecosistemi differenti.
Tra le camminate più popolari vi è quella che conduce in cima al monte Grosso, a 402 m, dove sorge il Santuario della Guardia di Varazze. Il percorso è su strada sterrata e non presenta difficoltà rilevanti. Se arrivate in auto al punto d’inizio dell’itinerario – dove si trova la sbarra che blocca il transito – calcolate circa un’ora e mezza di tempo; in alternativa, partendo dal lungomare vanno aggiunti altri 40-50 minuti.
La chiesetta sulla cima venne edificata nel 1864 ed oggi viene aperta per alcune ricorrenze speciali. Dal piazzale antistante si ha una vista meravigliosa sulla costa ligure ed in particolare dei comuni di Cogoleto e Varazze. Purtroppo non ho potuto apprezzarla pienamente a causa della presenza di fitte nuvole basse.
Pochi passi più a nord rispetto al Santuario vi è una Cappelletta fatta costruire nel 1925. Nelle giornate limpide da qui si ammira la catena del Beigua (la vetta è riconoscibile grazie alle antenne) ed i monti Sciguelo, Rama, Argentéa e Tardìa.
4. Parco urbano delle Mura e dei Forti di Genova
La mia attenzione si sposta adesso sul capoluogo ligure ed i suoi dintorni più prossimi, un’area davvero interessante per quel che riguarda l’escursionismo.
Esplorando il parco delle mura e dei forti si conosce la storia della Repubblica Marinara – basti pensare che il tratto più antico risale al ‘600 – e si osserva il suo sistema difensivo, il più largo d’Europa. La via di accesso tradizionale è tramite la ferrovia Genova-Casella e ciò già permette di vivere un’esperienza unica. Si viaggia infatti su carrozze storiche – risalenti al 1929 – che circolano su di una linea a scartamento ridotto che si fa strada (un po’ a fatica) tra boschi, pendii collinari e ponti.
I numerosi sentieri della zona si snodano tra boschi e prati dove ancora si riescono a scorgere le tracce dell’attività pastorizia di un passato neanche troppo distante da noi. Le escursioni sono adatte a tutta la famiglia poiché le difficoltà sono davvero poche (un allenamento minimo è comunque richiesto). Il tratto più impegnativo da segnalare è la salita da Trensasco fino al Forte Diamante, un dislivello piuttosto marcato che va affrontato procedendo piano e con passo regolare.
Per maggiori approfondimenti vi rimando a due articoli che ho scritto, uno dedicato ad un itinerario classico e l’altro invece ai forti della Valpolcevera.
Altri trekking urbani rimanendo all’interno del comune di Genova sono disponibili in questa sezione del blog.
5. Percorsi con partenza da Torriglia
Conosciuta per essere da sempre la località di villeggiatura dei genovesi, Torriglia sorge ad un’altezza di 769 m., nello spartiacque dei fiumi Trebbia e Scrivia e del bacino del lago del Brugneto. È compresa nel territorio del Parco Naturale Regionale dell’Antola.
Data la sua posizione favorevole, il borgo è punto di partenza di diverse escursioni ed è accessibile anche coi mezzi pubblici. Difatti, gli autobus della linea ATP collegano Genova e Torriglia con svariate corse giornaliere. Il capolinea nel capoluogo ligure si trova in viale Caviglia, di fronte alla stazione ferroviaria di Brignole. I biglietti si possono comprare nei negozi autorizzati (3€) oppure a bordo con sovrapprezzo (6€).
La prima gita di cui vi parlo si snoda lunga la dorsale dell’Alta Val Trebbia. Si parte dal Passo della Scoffera (674 m), nel cuore dell’Appennino genovese e raggiungibile anche in autobus (linea Genova-Torriglia). Dopo essersi addentrati nel bosco si percorre un tratto dell’Alta Via dei Monti Liguri (tappa n. 28) fino alla Colla dei Rossi, a 846 m. d’altezza. Da qui si cammina lungo il crinale e finalmente la vista si apre sulle valli dell’entroterra. Una deviazione consente di arrivare in cima ad un colle (salita e discese sono piuttosto marcate) dal quale il panorama è ancora migliore e soprattutto permette di osservare il monte Lavagnola davanti ai nostri occhi.
Proprio esso, a quota 1.118 m, è la tappa principale dell’escursione. Se il tempo lo consente, all’orizzonte si riconoscono il golfo di Portofino, la Baia del Silenzio e Punta Manara a Sestri Levante.
Si scende sulla mulattiera che segue il sentiero europeo E7 per arrivare dinnanzi alla Cappelletta della Costa (876 m), punto d’incontro delle valli Scrivia e Trebbia. Da qui ancora 30-40 minuti circa di discesa fino a Torriglia.
Un altro itinerario è l’anello del Monte Spigo. Trattasi di un trekking con dislivello complessivo attorno ai 500 m e della durata di circa 3 ore e mezza. Partendo dal centro abitato si raggiunge il castello di Torriglia, i cui ruderi danno comunque l’idea della grandiosità del complesso nei secoli scorsi. L’epoca di costruzione è incerta, è comunque già menzionato in un documento del 1153. La posizione è chiaramente strategica poiché infatti qui si incrociavano le vie principali di collegamento tra Genova, Piacenza e la Lombardia.
A quota 1.000 m si raggiunge la località Donetta, dove sono stati rinvenuti dei resti archeologici di una fortificazione molto probabilmente innalzata per difendere la zona. Proseguendo lungo il passo della Pentema la vista spazia sulle cime circostanti e le vallate dove si intravedono antichi borghi abbandonati della Val Pentemina, custodi indisturbati di storie e tradizioni ormai lontane.
Si arriva ad una cima (senza nome) che sfiora i 1.200 m ed è un vero e proprio balcone panoramico che unisce mari e monti. Complice la splendida giornata soleggiata ho potuto ammirare il Monviso, il Gran Paradiso, il monte Fasce, la conca di Torriglia, l’Antola e le Alpi Marittime innevate ed addirittura il profilo della Corsica all’orizzonte.
Dopo un tratto in discesa si attraversa la strada carrozzabile e poi nuovamente in salita fino alla croce bianca posta sul monte Spigo, a 1.1126 m d’altezza. Breve curiosità. La parola “spigo” è di origine dialettale e veniva utilizzata per indicare la Lavanda selvatica che tradizionalmente cresceva rigogliosa a queste latitudini.
Seguendo il sentiero T gialla – anello di Torriglia – si arriva al pianoro della Panteca e dinnanzi alla Cappella che, testimone del traffico incessante di uomini e merci in passato – oggi è gestita e mantenuta da un gruppo di volontari (organizzatori anche della festa che qui si svolge ogni 29 agosto).
Dopo un ultimo tratto nel bosco si sbuca sulla strada asfaltata, a questo punto è sufficiente seguire le indicazioni per Torriglia. Se ne avete la possibilità suggerisco di portarvi i binocoli poiché, con un po’ di fortuna, potreste avvistare caprioli e daini.
6. Monte Antola
Un’escursione nel cuore del Parco Naturale Regionale dell’Antola che, sebbene interamente in territorio ligure, si estende sul confine tra le province di Alessandria (Piemonte) e Genova.
Il punto d’inizio del sentiero è dallo spiazzo situato all’altezza dei cartelli stradali che sanciscono il transito tra i due territori. Il percorso è ben marcato e si snoda per il crinale che separa appunto le due regioni, seguendo parte delle antiche rotte commerciali tra costa ed entroterra. Il dislivello è modesto, attorno ai 350 m., e solamente l’ultimo tratto in salita richiede uno sforzo maggiore.
La croce bianca segna l’arrivo sulla vetta del monte Antola, a 1.597 m d’altezza. Il panorama a 360° consente di osservare distintamente il mare Ligure, Genova ed il suo porto, la Corsica, l’intero arco alpino nordoccidentale (fino alla Val d’Aosta), il lago del Brugneto e le frazioni fantasma di Carrega Ligure, ossia Renèuzzi e Ferrazza.
Su questo trekking fatto in notturna ho dedicato un articolo specifico con tutte le informazioni del caso.
7. Il sentiero dei Narcisi
Uno degli itinerari più battuti all’interno del territorio del parco dell’Antola è il cosiddetto sentiero dei Narcisi. Ci troviamo nei pressi della località di Fascia, a circa un’ora e mezza d’auto da Genova (55 Km).
È un percorso ad anello di 8 Km ed un dislivello di 400 m che si snoda tra faggette e praterie, queste ultime aree ideali per ammirare le splendidi fioriture primaverili. In particolare, “Pian della Cavalla” è il regno dei narcisi che, a metà maggio, vanno a formare un suggestivo tappeto bianco sull’altopiano. A parte l’indiscutibile fascino del periodo, l’area è così bella che merita di essere esplorata tutto l’anno. Io difatti vi sono stato il 2 giugno e purtroppo gran parte di essi erano già sfioriti, ciò nonostante non sono rimasto affatto deluso, anzi. Si possono inoltre osservare il monte Antola, i vicini colli piacentini e la Val Trebbia. È severamente vietato raccogliere i narcisi poiché tale gesto danneggerebbe il fragile ecosistema locale. I prati sono puliti, il sentiero è ben segnalato e perciò è un’escursione adatta a tutta la famiglia.
Per arrivare suggerisco di oltrepassare Fascia in direzione Casa del Romano, dove sorge un albergo-ristorante e l’osservatorio astronomico. Circa un paio di chilometri prima, all’altezza di un tornante a sinistra vedrete un cartello dell’Ente Parco dedicato all’Anello dei Narcisi ed un piccolo parcheggio. Per raggiungere Pian della Cavalla (non il circuito completo) si impiegano 35-40 minuti. Il primo tratto è in salita dopodiché si prosegue nel bosco fino alla prateria.
L’articolo completo sull’escursione è disponibile qui.
8. Laghi del Gorzente
Rimaniamo sul confine tra Liguria e Piemonte, spostandoci però nell’Alta Valpolcevera. È un itinerario ad anello della durata di 5 ore che segue in parte la tappa n. 23 dell’Alta Via dei Monti Liguri e “tocca” due dei 3 bacini artificiali che servono da riserva idrica del capoluogo ligure. I laghi Bruno e Lungo si trovano in provincia di Genova, il Badana invece è già in territorio alessandrino.
La partenza è dai Piani di Praglia, al valico di Prou Renè, ed il segnavia di riferimento è di colore bianco-rosso. Le indicazioni presenti sono chiare, ciò grazie all’opera del C.A.I. di Bolzaneto. Durante il percorso si incontrano tracce e testimonianze della storia passata del territorio. È il caso della neviera così come della “Pietra del Grano”, il luogo nel quale avvenivano gli scambi tra i mercanti della Pianura Padana e quelli liguri.
Il tratto più impegnativo è la salita che porta sul Bric Nasciu (916 m.), un belvedere naturale che ripaga lo sforzo fatto poiché si osservano molto bene due dei tre laghi del Gorzente.
L’itinerario completo dell’escursione è descritto in questo articolo.
9. Bogliasco e Santa Croce
Un altro percorso ad anello nella riviera di levante che parte da Bogliasco snodandosi tra un ponte romano, orti, caruggi, piazzette, muri in pietra fino alla cima del monte di S. Croce.
Dalla stazione ferroviaria del borgo ligure si costeggia parte del lungomare fino a raggiungere Pontetto. Col sottopassaggio si attraversano i binari ed ecco che comincia una salita suggestiva tra ulivi e la vegetazione caratteristica della macchia mediterranea. A 217 m d’altezza si trova la frazione di San Bernardo e l’omonima chiesetta del secolo XVII (ricostruita successivamente).
Lasciando l’abitato alle spalle ci si immette su di un sentiero sassoso che finalmente arriva in cima al monte, dominato dalla Chiesa di Santa Croce (517 m). Sul piazzale antistante vi sono tavoli, panchine e pure un piccolo rifugio. Il panorama è invidiabile giacché la vista si apre sul Golfo Paradiso ed i monti dell’entroterra. Inoltre, se il meteo è favorevole si osservano la Corsica e le isole dell’arcipelago toscano.
A questo punto si può scegliere se rientrare a Bogliasco oppure proseguire l’anello scendendo lungo il sentiero dei “Cinque Misteri” verso Pieve Ligure, così chiamato per la presenza dei resti delle 5 cappelle votive in pietra. Camminando tra pini e ginestre si giunge a Pieve Alta, famosa per la tradizionale Festa della Mimosa che vi si svolge da oltre 60 anni nel mese di febbraio.
Da qui si ritorna Bogliasco lungo la strada che poi si ricongiunge al tratto percorso all’andata, all’altezza di Pontetto. Per quel che riguarda i tempi di percorrenza, calcolate approssimativamente 3 ore complessive. Un altro possibile itinerario, che include una cima panoramica poco nota, è consultabile in questo articolo.
10. Parco di Portofino da Santa Margherita Ligure
È un trekking urbano (almeno in parte) della durata di circa 4 ore e con dislivello di 250 m. Non presenta difficoltà particolari e grazie a ciò è possibile godersi la meraviglia dei paesaggi in tutta tranquillità.
Si parte dalla stazione ferroviaria di Santa Margherita e, dopo aver costeggiato una parte del lungomare fino all’altezza del Castello, si devia verso l’interno per salire sulla scalinata antistante il Santuario di N.S. della Lettera. Il tempio religioso confina con Villa Durazzo Centurione, edificata nel 1678 e destinata a residenza estiva dei suoi proprietari. È circondata da uno splendido giardino all’italiana con vista sul golfo del Tigullio ed è regolarmente aperta al pubblico.
Attraversando terrazzamenti coltivati ed oliveti si raggiunge il Santuario di N.S. del Carmine, nella località Nozarego (150 m). Da qui si prosegue all’interno del Parco di Portofino passando per la località “Molini”, il cui nome ricorda la presenza in passato di molti mulini sfruttati per la lavorazione di olive, castagne ed altri prodotti.
La pausa ristoro si può fare presso il Mulino del Gassetta, andato in disuso a partire dagli inizi degli anni ’70. Recentemente è stata risanata l’intera area ed oggi l’edificio polifunzionale funge da punto informativo del parco, accoglie un ristorante (aperto soprattutto in alta stagione e nei weekend autunnali/invernali) e permette la visita del frantoio restaurato. Vi sono inoltre tavolinetti e panchine per chi ha il pranzo al sacco. Passata la località “Olmi” inizia la discesa verso Portofino Mare, con pausa d’obbligo per osservare la baia ed il golfo dall’alto in tutta la loro bellezza. Giunti a destinazione vale la pena arrivare fino al faro, esplorare il parco del Castello Brown o più semplicemente fare un aperitivo in “piazzetta”.
Per ritornare da Portofino a Santa Margherita si può optare per una passeggiata costiera che passa anche per Paraggi (ne parlo dettagliatamente qui), oppure prendere l’autobus di linea che arriva fino alla stazione ferroviaria.
11. Punta Manara, Sestri Levante
Immersa nel Golfo del Tigulio, Sestri Levante è una delle località balnerari più conosciute del levante ligure, grazie in particolare alla suggestiva Baia del Silenzio. Tuttavia, la cittadina è altrettanto interessante dal punto di vista escursionistico poiché vi sono diversi sentieri che partono dal centro storico per “inerpicarsi” sulle alture circostanti.
Il trekking più popolare è molto probabilmente quello verso Punta Manara, sul promontorio che separa Sestri e Riva Trigoso. Il percorso si snoda all’interno di un’area protetta con animali e specie vegetali tipiche della macchia mediterranea. La partenza è da Vico del Bottone, una traversa della centralissima via XXV aprile, e le indicazioni successive sono assai chiare (segnavia con 2 quadrati rossi).
Raggiunto il bivacco Manara, una scalinata piuttosto ripida consente di raggiungere il belvedere a 166 m d’altezza dal quale la vista si apre sulla costa fino alle Cinque Terre. Un ulteriore e breve sentiero si spinge fino alla punta estrema del promontorio, in questo caso bisogna fare attenzione poiché è un tratto a strapiombo e scoperto.
L’itinerario completo è disponibile in questo articolo, all’interno del quale tra l’altro parlo pure dei luoghi di maggiore interesse di Sestri Levante.
12. Punta Mesco, Levanto
Ci spostiamo adesso in provincia di La Spezia, all’interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Punta Mesco si trova in un’area dall’importante patrimonio paesaggistico e culturale, come testimoniato dal prezioso recupero del Podere Case Lovara ed ora bene protetto dal FAI (per saperne di più a riguardo vi rimando a questa pagina).
Il trekking di cui vi parlo è uno dei più popolari della zona grazie alla bellezza del percorso e del panorama che si ha una volta giunti a destinazione. Difatti, specie nelle belle giornate, si possono ammirare tutti i borghi delle Cinque Terre in un colpo solo. Gli scorci da immortalare non mancano in realtà neanche durante la camminata poiché si alternano tratti in pineta ad altri affacciati direttamente sul Mar Ligure di levante.
Il sentiero parte da Levanto, raggiungibile percorrendo la pista ciclopedonale “Maremonti” da Framura o Bonassola oppure comodamente in treno. Costeggiando il lungomare è sufficiente seguire le indicazioni per Monterosso, dopodiché, oltre il castello e le ultime case inizia la mulattiera che si fa largo tra ulivi e pini. Vi è qualche tratto di sali e scendi con pendenza lievemente più accentuata, tuttavia, il percorso in sé non presenta particolari difficoltà ed è adatto a tutti. Si richiede comunque una giusta dose di attenzione specie perché il terreno, dopo abbondanti piogge, può risultare scivoloso. Si consiglia quindi abbigliamento e scarponi adeguati, se avete i bastoncini ancora meglio. Ciò senza dimenticare poi la scorta di acqua e cibo.
Per i tempi di percorrenza calcolate complessivamente 3 ore abbondanti, i più esperti impiegheranno anche meno. Da Punta Mesco si può scendere a Monterosso al Mare, il primo comune delle Cinque Terre. Ovviamente è possibile fare anche l’itinerario in direzione opposta, ho letto però che l’escursione è più impegnativa in quanto la pendenza è assai maggiore.