Sull’ultimo lembo di terra, a picco sul Mare del Nord e dove il vento soffia perenne si trova Dunnet Head, la punta più settentrionale della Scozia. Dista solamente 6 miglia dalle isole Orcadi, la cui costa è ben visibile nelle giornate serene.
Per me è stata una giornata molto emozionante: era infatti un anno che sognavo di poter arrivare fino a qui dato che l’estate precedente ero passato a John O’ Groats per poi raggiungere in battello le Orcadi. Non avevo toccato il punto più a nord del paese ma ci ero andato davvero vicino…
Come arrivare a Dunnet Head da Thurso
Senza dubbio l’opzione migliore è quella di viaggiare con l’auto a noleggio: le indicazioni sono chiare (Dunnet Lighthouse e Viewpoint) ed è quasi impossibile perdersi considerando che da queste parti c’è solo una strada principale da seguire. Dal villaggio di Dunnet ci sono 5 miglia da percorrere e le si fanno guidando praticamente nel “nulla”: casette che si diradano più ci si allontana dal centro abitato, alcuni laghi sparsi qua e là, un tratto a ridosso di una scogliera, infine una serie di curve che portano all’ingresso del sito. Prima di puntare dritti verso Dunnet Head suggerisco di raggiungere il Mary Ann’s Cottage e da lì Dwarwick Pier e la spiaggia surreale di Peedie Sands. Si tratta di una bella deviazione che permette di scoprire degli scorci naturali incredibili del Caithness.
L’alternativa è la combinazione autobus-passeggiata: da Thurso si raggiunge Dunnet in una ventina di minuti e da lì si prosegue a piedi per una camminata tanto lunga quanto suggestiva per il panorama che offre. Non c’è un sentiero specifico, si transita per la stessa strada usata dalle macchine facendo attenzione poiché qui, come in generale nelle Highlands, c’è una corsia sola con delle piazzole di sorpasso posizionate ogni tot di metri. Calcolando le soste fatte per fotografare il paesaggio e per far passare le auto ci ho impiegato quasi due ore: neanche troppo considerando che ho camminato per quasi 10 km!
Non da escludere però la terza possibilità, cioè quella dell’autostop. Di macchine ne passano abbastanza perciò perché non provarci? A me è successo per il ritorno: avevo appena lasciato Dunnet Head alle mie spalle quando sento suonare un clacson, la macchina si ferma ed una coppia di australiani in vacanza si offre di darmi uno “strappo” fino a Dunnet. Visto il tempo che minacciava pioggia e la distanza ancora da fare ne ho approfittato volentieri: è stata l’occasione per una bella chiacchierata e per scambiarsi qualche parere e suggerimento sulla Scozia e su cosa vedere.
Dunnet Head, alla fine della Scozia
Che ci si arrivi in auto oppure a piedi cambia poco, la magia del luogo e gli scenari incantevoli che si aprono all’orizzonte sono mozzafiato! Vedere la meta sempre più vicina, curva dopo curva, realizzare di essere a pochi metri dal coronamento di un piccolo sogno che mi portavo dentro da mesi mi hanno fatto dimenticare all’istante la fatica della camminata! Qualche attimo per prendere fiato e la prima cosa da fare è la foto alla lapide che mi ricorda di essere nel “most northenly point of mainland Britain” e per me quasi alla fine del mondo.
Appena oltre sorge il faro, alto 20 m ed eretto nel 1831 da Robert Stevenson, ed all’orizzonte si staglia il profilo ben visibile della piccola disabitata di Stroma e delle Orcadi (Hoy e Mainland). Il tempo è sereno, ideale per godermi tale vista, e non sento neanche il vento che eppure soffia imperterrito. Nei pressi della lapide ci sono una serie di pannelli informativi che parlano di Dunnet Head e della sua importanza come riserva naturale e faunistica, come tutta la regione Caithness del resto, spiegando in che modo essa venga preservata (consultate il sito ufficiale per saperne di più. Scendendo qualche metro si ha uno scorcio ravvicinato sulle scogliere e poi posso proseguire verso la direzione opposta.
Lì si trovano i resti di alcune fortificazioni risalenti alla Seconda Guerra Mondiale per avvistare i nemici e soprattutto per difendere la vicina base navale di Scapa Flow alle Orcadi (venne attaccata dai tedeschi con la distruzione di diverse navi e la conseguente costruzione delle Churchill Barriers).
Oggi c’è una terrazza panoramica con vista totale, davanti le Orcadi ed alle mie spalle la Scozia “continentale” e la sua costa che si perde all’orizzonte:
“c’è sempre qualcosa di più, un po’ più in là… non finisce mai.”
– Jack Kerouac