Saragozza è una città che mi aveva sempre incuriosito, diversi amici spagnoli me l’avevano raccomandata e così mi sono fidato. La conoscevo soltanto per la bellissima Basilica del Pilar ma in realtà, grazie ai consigli dell’Ufficio Turistico, ho scoperto una città dalla storia ultra millenaria in cui è stata prima importante colonia romana con il nome di Caesaraugusta, poi centro nevralgico di uno dei regni di taifa sotto gli arabi ed infine conquistata dai cristiani divenendo la capitale del Regno d’Aragona. Ho potuto conoscere la sua storia, il suo periodo di splendore e di declino camminando per il centro storico, in cui gli edifici rimasti a rappresentare le varie epoche si mescolano gli uni con gli altri in una cornice urbana unica e suggestiva.
Arrivo in città nel primo pomeriggio e l’autobus dall’aeroporto mi lascia a pochi metri dalla Pensión Lacasta, la mia sistemazione situata tra il Palazzo dell’Aljafería ed il Caixaforum. Da qui il centro storico di Saragozza è raggiungibile con una piacevole camminata di una ventina di minuti.
Cosa vedere nel centro storico di Saragozza
Decido di iniziare la visita percorrendo le vie meno affollate per immergermi con calma nell’atmosfera saragozzana.
È così che finisco in Plaza del Portillo, una piazza alberata con giochi per bambini e panchine dove gli anziani si ritrovano a chiacchierare. Al centro sorge il monumento dedicato ad Agustina de Aragón, diventata l’eroina spagnola dopo aver tenuto testa alle truppe napoleoniche che tentarono l’assalto di Saragozza nel 1808. La quiete del luogo contrasta con il tumultuoso e tragico passato di quando era una delle porte di accesso alla città e per questo teatro di combattimenti che danneggiarono anche la Chiesa Parrocchiale affacciata sulla piazza.
Da qui giungo in Plaza Europa dove ammiro l’obelisco che svetta al centro della rotonda, circondato dalle 12 stelle che rappresentano gli stati dell’Unione Europea che ne facevano parte nel 1990.
Attraverso la strada e percorro un tratto del Puente de la Almozara da dove finalmente vedo per la prima volta la Basilica del Pilar all’orizzonte con le sue torri che sfiorano il cielo.
Saragozza è la città dei ponti: ce ne sono diversi che collegano le due rive dell’Ebro, il più esteso fiume spagnolo, e sono stati costruiti in varie epoche storiche. Alcuni in particolare sono stati realizzati in occasione dell’Expo 2008 per permettere di arrivare prima al sito espositivo.
Dal ponte scendo lungo la passeggiata sulla riva del fiume. È un angolo tranquillo in cui sono da solo a godermi il parco e gli alberi che ancora sfoggiano i colori caldi dell’autunno. Giungo al Puente de Santiago ed inizio ad incontrare i turisti che fotografano la vicina Basilica. Sì perché ormai ci sono poche decine di metri a separarmi da essa e mano a mano che mi avvicino si fa sempre più imponente.
Cosa vedere a Saragozza: le mura romane ed il Torreón de la Zuda
Comincio a vivere la storia di Saragozza osservando prima la statua di Cesare Augusto che l’Italia mussoliniana donò alla Spagna di Franco nel 1940 e poi costeggiando gli 80 m di mura romane che conducono al Torreón de la Zuda. Di origine musulmana, è posto su di uno degli antichi torrioni della cinta difensiva romana: oggi ospita l’Ufficio Turistico ed inoltre si può salire all’ultimo piano per osservare la skyline mozzafiato del centro storico di Saragozza.
Cosa vedere a Saragozza: il Puente de Piedra ed il Balcón de San Lázaro
È quasi l’ora del tramonto e così attraverso velocemente la Piazza del Pilar mentre la facciata della Basilica si colora di rosso. Il punto più suggestivo per ammirare il tramonto è il Balcón de San Lázaro, uno spiazzo sul lato opposto del Puente de Piedra. Fare una fotografia semi-perfetta che contenesse il campanile della Cattedrale, la Basilica del Pilar ed il ponte di pietra si è rivelata un’impresa ma lo sforzo direi che è stato premiato. Avevo visto su internet diverse immagini simili ma un panorama così, visto dal vivo nel silenzio della terrazza sul lungofiume fa tutt’altro effetto.
Ritorno al di là dell’Ebro e mi dirigo nella Plaza de la Seo per osservare da vicino la Catedral del Salvador e l’ingresso del Foro Romano (uno dei quattro siti che compongono la ruta romana de Caesaraugusta): avrò modo di visitare entrambi nei giorni seguenti per cui adesso mi accontento di “conoscerli” da fuori.
Cosa vedere nel centro storico di Saragozza: palazzi e musei
La terza giornata spagnola (la seconda l’ho trascorsa al Monasterio de Piedra a Nuévalos) è quella più culturale e dedicata alla visita di alcuni dei luoghi storici del capoluogo aragonese.
Ai margini del centro storico di Saragozza sorgono il Caixaforum, un edificio contemporaneo che si distingue per la sua forma e l’illuminazione notturna e che ospita diverse mostre di arte e scienze, ed il IAACC Pablo Serrano, l’istituto Aragonese d’arte e cultura contemporanea intitolato al celebre sculture originario di questa regione.
Cosa vedere a Saragozza: il Palacio de la Aljafería
Basta poi percorrere qualche centinaio di metri per fare un salto indietro nei secoli: il Palacio de la Aljafería è uno dei luoghi di Saragozza che più mi sono rimasti nel cuore. Suggerisco a tutti di visitarlo perché è uno dei monumenti simbolo dell’arte mudéjar in Aragona, tanto che nel 2001 l’Unesco l’ha dichiarato patrimonio dell’umanità.
Breve precisazione: con il termine “mudéjar” si fa riferimento a quei musulmani che rimasero in Spagna anche dopo la Reconquista cristiana mantenendosi fedeli al proprio credo. In alcune zone della penisola, specie Castiglia ed Aragona, la loro presenza è stata particolarmente importante per lo sviluppo dell’architettura e di certi elementi decorativi che oggi possiamo ammirare a Saragozza ed altre città.
Le mura esterne, alcune delle quali originali, sono rinforzate da grandi torrioni che fanno capo all’imponente Torre del Trovador: la zona inferiore è del IX° secolo ed è ritenuta la più antica del palazzo; inoltre da questa torre Giuseppe Verdi ha preso spunto per scrivere la celebre opera “Il trovatore”.
Oltre alla cinta muraria, l’edificio islamico conserva il tipico patio rettangolare all’aperto e due portici impreziositi da una serie di archi moreschi e coreografici che regalano una vista spettacolare.
Sul lato nord si può vedere una piccola moschea ottagonale decorata con elementi dai colori vivaci: questo luogo di culto fu voluto per evitare che il Re dovesse andare a pregare nell’altra moschea della città (l’attuale Cattedrale del S. Salvador).
La Aljafería è stata ampliata e modificata da ogni suo “proprietario” e così, mentre il piano terra rappresenta il periodo islamico, quelli superiori sono stati voluti dai monarchi aragonesi anche con l’intento di mostrare la propria superiorità rispetto ai predecessori.
È nel Palazzo dei Re Cattolici che si realizza l’incontro artistico tra l’eredità medievale e lo stile rinascimentale in voga all’epoca. Si riflettono nelle pavimentazioni e nei soffitti di legno di alcune sale chiamate “dei Passi Perduti” che conducono alla sontuosa “Sala del trono“, emblema del potere dei sovrani, e la scalinata che i Re facevano per scendere al piano inferiore.
Successivamente, alcune sale vennero riconvertite a celle per i condannati dell’Inquisizione ed è toccante osservare diverse tracce lasciate durante la prigionia: delle scritte sui muri, delle righe per segnare i giorni trascorsi lì ed il tavolo degli scacchi scavato nel pavimento.Ma i lavori al Palazzo della Aljafería proseguono rendendola una fortezza militare circondata da un profondo fossato. Si arriva infine ai giorni nostri, nel 1987, quando la Corte d’Aragona inizia a riunirsi nell’Emiciclo, un’area situata nell’ala più moderna ma comunque integrata con il resto dell’edificio. Ed è così che la storia può continuare e noi possiamo riviverla passeggiando per le sale che da più di 10 secoli compongono questo luogo unico nel suo genere.
Attorno al Palazzo si aprono dei giardini che portano fino alla nuova stazione ferroviaria Delicias: lungo il cammino ci sono dei sentieri particolari affiancati da canali e strutture d’acqua a ricordo dell’Expo 2008, il cui tema ricalcava proprio l’importanza di questo elemento per la vita sul pianeta.
Cosa vedere a Saragozza: la Basilica di Nostra Signora del Pilar e la Seo
Mi dirigo in calle Conde Aranda e quindi devio in avenida César Augusto. Prima di raggiungere la Piazza del Pilar mi perdo per le vie attorno finendo poi davanti alla stupenda Chiesa di San Pablo, inserita non a caso nella lista Unesco dei patrimoni dell’umanità per l’architettura mudéjar in Aragona. È chiusa e perciò mi “accontento” di ammirarla da fuori apprezzandone in special modo il campanile ottagonale.
Torno nel viale principale ed entro al Mercado Central eretto nel 1903 e costruito in ferro e vetro: faccio un giro al suo interno lasciandomi conquistare dai profumi e dai colori delle bancarelle.
Eccomi di nuovo in Piazza del Pilar, adesso occupata dai mercatini di Natale che se possibile la rendono ancora più incantevole, specie di sera con le luminarie accese. È lo stile barocco a dominare, iniziando dalla Chiesa di S. Juan de los Panetes caratterizzata da una torre ottagonale in pendenza, e culminando nella Basílica de Nuestra Señora del Pilar.
Originariamente era un tempio romanico, quindi nel 1515 venne rifatta secondo il canone gotico e successivamente ingrandita per poter contenere i sempre più numerosi fedeli. Oggi la Basilica del Pilar è uno dei luoghi di culto cristiano più importanti del mondo e si venera la Vergine del Pilar che, secondo la tradizione, qui sarebbe apparsa all’apostolo Giacomo appoggiata su di un pilastro (“pilar“).
La vista dall’esterno è imponente, con la grande cupola centrale che domina la scena e con i quattro campanili che la circondano. Scrutando ogni dettaglio architettonico si possono individuare addirittura degli elementi provenienti dalla tradizione taoista. Ero già entusiasta di tutto ciò ma prima la visita interna e poi la salita alla torre mi hanno tolto davvero il fiato!
Impossibile non fermarsi ad osservare incantati la bellezza e la grandiosità delle cappelle e delle volte: una tra tutte, quella del piccolo “Coro della Vergine” realizzata da Goya.
Una tappa d’obbligo è la “Cappella della Vergine“, dove è esposta la statuetta della Madonna poggiata su di un pilastro in alabastro. Attorno ad essa si raccolgono i saragozzani, che ogni giorno vengono a farle visita, a cui si mescolano i turisti intenti a fotografare senza rispettare troppo la sacralità del posto.
Quest’atmosfera raccolta mi accompagna fino a quando non raggiungo l’ascensore che mi porta quasi in cima alla torre. Per arrivare al punto più elevato bisogna fare ancora una scalinata strettissima che può mettere un po’ d’ansia specie se qualcuno soffre di vertigini.
Certo è che ne vale la pena, la vista dall’alto ripaga ogni sforzo regalando scorci indimenticabili del centro storico di Saragozza e dintorni. Sicuramente la Basilica del Pilar è stata uno dei luoghi che più mi ha colpito e che rivedrei volentieri se tornassi in città!
Una volta sceso mi dirigo alla Piazza de la Seo ammirando sulla sinistra la Lonja, l’edificio rinascimentale più importante della regione poiché è il risultato dell’incontro tra lo stile mudéjar locale con quello dei palazzi fiorentini del ‘400.
Lo scenografico Monumento a Goya mi porta a pochi metri dalla Cattedrale del San Salvador.
La Cattedrale, chiamata comunemente “Seo“, regge molto bene il confronto con la vicina Basilica del Pilar. Anche in essa si individuano differenti stili (mudéjar, romanico, gotico e barocco) che, a partire dalla moschea originale, hanno portato alla Chiesa attuale. Stupenda è la parete laterale in stile mudéjar in perfetto stato di conservazione ed inserita nella lista Unesco dei patrimoni dell’umanità.
Le influenze artistiche si evidenziano pure nella decorazione degli spazi interni, i quali danno vita ad un ambiente più che mai variegato in cui la musica di sottofondo lo rende ancora più trascendentale.
Mentre percorrevo la navata laterale opposta all’ingresso ne ho approfittato per visitare il Museo degli Arazzi, uno dei più rilevanti del suo genere. È una collezione di 63 pezzi risalenti all’epoca d’oro europea (secoli XV°-XVI°). Ed in effetti non avevo mai visto degli arazzi così elaborati, con immagini che danno vita a scene che colpiscono per la loro vivacità e perfezione artistica.
Cosa vedere a Saragozza: Il Museo Goya-Colección Ibercaja
Questa giornata intensa che mi ha portato alla scoperta di alcuni dei luoghi più significati del centro storico di Saragoza la concludo visitando il Museo Goya-Colección Ibercaja. È allestito all’interno del Palazzo del Infanzón Jerómino Cósida, un edificio che già di per sé merita una visita. Il museo è suddiviso su più piani:
- quello sotto terra, dove si possono ammirare dei resti romani e si può assistere ad un filmato introduttivo su Goya;
- quello a piano terra, sede di esposizioni temporanee;
- il primo piano, dove sono esposte le opere di coloro che hanno influenzato Goya agli inizi della sua carriera;
- il secondo piano, quello dedicato unicamente a Goya e dove (unico luogo al mondo) si possono osservare le incisioni praticate dall’artista aragonese;
- il terzo piano, con l’eredità artistica di Goya ed i quadri dei pittori che si sono ispirati a lui.
Inoltre, c’è da segnalare che il Museo Goya propone un itinerario speciale con le 15 opere essenziali da vedere, includendo anche alcune di altri pittori che sono legati a lui, e che permettono di comprendere al meglio la sua opera. È un luogo imperdibile per gli appassionati del settore ma che incuriosisce e sorprende anche chi (come me) non ha molta “dimestichezza”.
La giornata dedicata alla scoperta del centro storico di Saragozza è stata ricca di cose da vedere e mi ha sorpreso mostrandomi dei tesori e dei luoghi che sinceramente non conoscevo e neanche immaginavo potessero trovarsi così concentrati in questa città. È stato un piacere osservare come l’eredità del passato sia stata raccolta, conservata e valorizzata rivelando così un patrimonio storico-artistico dal valore inestimabile.
Siete stati in questa meravigliosa città… ne conoscevate tutti questi aspetti?