Lloret de Mar è una meta molto nota tra i giovani italiani, grazie soprattutto alla sua vita notturna. Infatti, in un’unica lunga via si incontrano pub e discoteche (Tropics, Revolution, Colossos etc…) a prezzi low cost ed aperti fino alle prime luci dell’alba. È la classica vacanza dei 18 anni oppure per festeggiare la fine degli esami della maturità ed il programma il più delle volte è semplice: dormire fino a tardi, spiaggia, aperitivo, fare serata e così via ogni giorno.
Tuttavia, Lloret non è solo questo perché ha molto altro da offrire e perciò, dopo aver visitato Blanes, ho voluto fermarmi qui due giorni per scoprirne la storia, esplorare a piedi la costa, praticare un po’ di sport ed assaggiare la cucina locale. Più precisamente, in questo articolo vi svelo cosa vedere nel centro di Lloret de Mar con un itinerario che attraversa secoli di storia, dai primi insediamenti degli iberi fino al periodo modernista.
Come arrivare a Lloret de Mar
L’aeroporto più vicino è quello di Barcellona e di lì vi sono collegamenti diretti in autobus. Il tragitto dura circa 2 ore e la stazione principale di Lloret si trova all’angolo tra la Avinguda Vila de Blanes e la Avinguda Just Marlés i Vilarrodona, la via dove sorgorno alcune delle discoteche più famose ed alcuni mega hotels. È altrettanto facile raggiungere Lloret dalle altre località della Costa Brava quali Girona, Blanes (come nel mio caso) e Tossa de Mar.
La stazione dei treni più vicina è a Blanes.
Cosa vedere a Lloret de Mar
L’itinerario che vi propongo è stato fatto in 2 giorni, durante i quali ho avuto modo di vedere alcune delle diverse spiagge della città e di praticare la nordic walking (ve ne parlerò in un altro articolo). Base del mio soggiorno è stato l’Hotel URH Excelsior, una sistemazione a 3 stelle affacciata su Passeig Verdaguer e sul lungomare di Lloret.
Il primo monumento da ammirare è la fuente de Canaletes, situata vicino all’Hotel e circa a metà della rambla che collega il Municipio al Museu del Mar. La fontana è una copia di quella famosa presente a Barcellona, tra l’altro punto di ritrovo dei tifosi blaugrana per celebrare le frequenti vittorie di Messi e compagni. Venne donata a Lloret proprio dal capoluogo catalano nel 1968.
Affacciato in Plaça de la Vila vi è il Municipio, progettato da Marí Sureda e Félix de Azúa in stile neoclassico ed inaugurato nel 1872. La particolarità è che sulla facciata si trova uno dei rarissimi scudi della Spagna con incluso lo stemma del Re Amedeo di Savoia.
Tagliando verso l’interno si arriva nei pressi di uno degli edifici più belli di Lloret e massimo esempio di architettura modernista. È l’Iglesia de Sant Romà, tappa d’obbligo durante una passeggiata nelle vie del centro. Realizzata tra il 1509 ed il 1522 secondo lo stile gotico catalano, originariamente aveva una sola navata e, come elemento difensivo, era dotata di un portone levatoio di cui tutt’oggi sono i visibili i meccanismi. Ciò che mi ha sorpreso è il contrasto tra la facciata spoglia rispetto ai colori e le decorazioni delle pareti laterali e delle torri. L’influenza modernista è visibile anche nel palazzo adiacente alla chiesa, oggi sede della Caritas e degli uffici parrocchiali.
Se vi trovate da queste parti e cercate un posto caratteristico dove mangiare, vi suggerisco di andare alla “Terrassa del Bella“, in Plaça d’Espanya. Nonostante la sua ubicazione centrale, è frequentato prevalentemente dagli abitanti di Lloret che vengono qui per rilassarsi in un ambiente accogliente e tranquillo, a pochi passi dal palazzo del Comune. Vi sono stato un paio di volte e, in entrambi i casi, ho optato per una degustazione di tapas quali le celebri croquetas, preparate e guarnite con prodotti sia di terra che di mare, e l’immancabile jamón. Che dire, i piatti parlano da soli.. materie prime di qualità ad un prezzo economico. Difficile, se non impossibile, chiedere di meglio!
L’edificio, che oggi accoglie anche l’Hotel Bella Dolores, è risalente almeno al secolo XV ed era la dimora del prelato della Cattedrale di Girona, all’epoca infatti la città catalana governava la vicina Lloret de Mar.
La Ruta de los Indianos di Lloret
Un po’ come accadde nella vicina Blanes, nel XIX° secolo molti abitanti di Lloret emigrarono nelle Americhe, specialmente a Cuba, per fare fortuna. I pochi che ce la fecero per davvero si occuparono successivamente della miglioria dei luoghi pubblici della città così come della costruzione di case per sé in stile modernista. L’ufficio del turismo ha pensato perciò alla Ruta de los Indianos, un itinerario che include la visita degli edifici più rappresentativi di quella fase storica.
Can Font
In carrer Sant Carles 16 si trova Can Font, un luogo che ho potuto visitare in compagnia di Anna, guida turistica locale, che mi ha spiegato la storia di chi vi ha vissuto. Innanzitutto, è una casa-museo poiché è un modello fedele del tipo di abitazioni moderniste del XIX° secolo. Inoltre, al suo interno si trovano mobili e reperti di altre case dell’epoca che oggi purtroppo sono scomparse.
Can Font risale al 1877 per opera dell’architetto Félix Torras i Mataró, incaricato da Nicolau Font i Maig, le cui iniziale (N e F) sono riportate nello scudo presente nella parte superiore della facciata neoclassica della casa. Le varie stanze, suddivise su tre piani, sono collegate tra loro dall’elegante scala posta al centro dell’edificio. Un altro elemento che caratterizza Can Font è il grande lavoro artigianale fatto per decorare la ringhiera, gli scalini, le pareti ed i soffitti sempre in puro stile modernista.
Ogni stanza racconta un pezzo di vita, gli usi ed i costumi del periodo, in particolare mi sono rimasti impressi il bagno, grazie soprattutto al pavimento piastrellato ed alle rifiniture degli accessori, e “Viveres“, uno spazio in cui è stato ricreato un negozio tipico di Cuba gestito da un immigrato catalano.
Il comune di Lloret acquistò l’immobile nel 1981 e da pochi mesi è stato aperto al pubblico con visite guidate tutti i sabati alle 11 da marzo a giugno e da settembre a dicembre. È necessario acquistare il biglietto in anticipo direttamente sul sito della Casa-Museo Can Font. L’entrata generale è di 5€, la tariffa scontata è di 2,5€ mentre i bambini fino a 12 anni non pagano.
Museo del mar
A pochi passi da Can Font sorge il Museo del Mar. Anch’esso ospitato in una casa, Ca Carriga, risalente all’epoca “indiana” del XIX° secolo, mostra la storia di Lloret ed il suo rapporto imprescindibile con il mare.
Le cinque aree che lo compongono raccontano gli inizi, quando Lloret era un villaggio dedito alla pesca costiera e le piccole imbarcazioni affollavano le spiagge, fino ad arrivare al periodo di massimo splendore, quando cioè i grandi velieri salpavano verso le Americhe. La fine dell’800, con l’avvento delle nuove tecnologie e delle barche a vapore, segna l’inizio del declino e così sparisce la secolare tradizione della navigazione a vela. Gli abitanto tornano quindi a dedicarsi alla pesca ed alla agricoltura, riscoprendo i prodotti del territori e le usanze del passato. Un esempio è la sala in cui sono esposti gli abiti usati dai ragazzi in occasione delle feste paesane. Una di queste, la più sentita, è ogni 24 luglio per celebrare Santa Cristina, patrona di Lloret. Durante la giornata si svolgono vari eventi, tra cui la processione all’omonima Cappella, il ballo tra ragazzi e ragazze nella piazza principale e la “S’amorra amorra“, la regata che si tiene davanti alla spiaggia di S. Cristina.
La situazione cambia negli anni ’50 quando, in seguito allo sviluppo del turismo di massa, Lloret si reinventa come meta balneare di richiamo e continua ad esserlo tutt’oggi.
La visita è interessante anche grazie all’ambientazione ben curata che consente ai visitatori di venire “trasportati” in in viaggio indietro nel tempo che alla fine farà vedere la Lloret di oggi con occhi differenti.
Il Cementerio modernista
A nord del centro città, a 200 m dalla Cappella di S. Quirze, questo è molto più di un cimitero, è un’opera d’arte funeraria e gioiello dell’architettura modernista. Voluto da alcune famiglie tornate a Lloret dopo aver fatto fortuna nelle Americhe, si iniziò a costruirlo nel 1896 e venne inaugurato nel 1901.
Il cementerio modernista è formato da un viale centrale che conduce alla Cappella principale, ai due lati trovano posto le tombe monumentali delle persone più rilevanti di Lloret de Mar. Alla loro realizzazione parteciparono i migliori architetti e scultori della zona come ad esempio Bonaventura Conill Montobbio (di origini italiane), già autore delle due cappelle laterali della Iglesia de Sant Romà. Davanti alle tombe vi sono i pannelli che raccontano le vicende di chi vi è sepolto ed il senso dell’opera.
L’ala sinistra del cimitero è suddivisa in tre categorie che riflettono l’importanza dei defunti. Vi sono inoltre una serie di tombe al piano superiore, una specie di “terrazza”, in cui sono sepolte le persone morte a Lloret ma non residenti lì (ad esempio i turisti).
Invece, il lato destro, più recente, ospita il cimitero civile, con persone non battezzate oppure appartenenti ad altre religioni.
Per sottolineare l’unicità del cimitero, esso è stato inserito nella “European Cemeteries Route“, un itinerario speciale che include i cimiteri più significativi di tutta Europa.
Il Moll di Lloret
Questo acronimo significa Museo Abierto de Lloret ed è un percorso ideale comprendente i luoghi che raccontano la storia, la cultura ed il patrimonio naturale della località. Ne fanno parte edifici di cui ho già parlato, come il Museo del Mar, la Iglesia de Sant Romà ed il Cementerio modernista.
Can Saragossa
L’itinerario potrebbe cominciare da quello che è uno degli edifici più antichi di Lloret de Mar e che, con le inevitabili opere di rinnovamento necessarie con il passare del tempo, è testimone dello sviluppo di Lloret, da piccolo villaggio di campagna fino a rinomata metà turistica a livello internazionale.
Anche a Can Saragossa non mancano elementi modernisti, aggiunti in seguito ai lavori di ristrutturazione effettuati ad inizio ‘900, come evidenziato tra l’altro dalla data riportata -1902 – nella parte superiore della facciata. Oggi, divenuto proprietà del Comune dopo che in precedenza era stato un hotel, al suo interno accoglie il Centro di Interpretazione del mondo Iberico di Lloret de Mar, che collabora regolarmente con il Museo di Archeologia della Catalogna, la collezione pittorica di Joan Llaveries ed inoltre è la sede dell’Ente della gestione del Patrimonio Culturale locale.
Ampio risalto viene dato agli Iberi, la civiltà che si stanziò qui – ed in altre aree dell’odierna Spagna – tra i secoli VI-III a.C., con una raccolta di reperti rinvenuti nei siti archeologici di Montbarbat, Puig de Castellet e Turó Rodó. Si possono osservare anche dei resti romani, ciò perché furono proprio loro ad invadere la penisola e sconfiggere quindi gli iberi.
Turó Rodó
Dei siti archeologici citata poche righe sopra, tutti testimoni delle origini di Lloret, quello di Turó Rodó è sicuramente il più accessibile e difatti è stato aperto al pubblico a partire dall’estate 2017. Si trova infatti sulla cima del promontorio, appena alle spalle del Castell d’en Plaja e raggiungibile dal centro in circa 10-15 minuti a piedi costeggiando il lungomare.
Trattasi di un piccolo agglomerato fortificato risalente al III° secolo a.C che si presume fosse l’avamposto di un villaggio ibero più esteso situato nell’entroterra. Data la sua posizione così elevata, appena sopra al Castell d’En Playa, è facile pensare che servisse per controllare la zona e l’eventuale arrivo di pericoli dal mare.
Il sito storico non era ancora aperto all’epoca della mia (prima) visita. E così, guidato da Anna Fuentes, direttrice della sezione “Patrimonio culturale di Lloret”, ho avuto l’occasione di esplorarlo in anteprima. Ciò che salta subito agli occhi è lo stato di conservazione dei resti antichi ed il grande sforzo che si sta facendo per ricreare gli ambienti originali. Oggi, studiando le fondamenta superstiti è stato possibile realizzare una mappa dell’insediamento individuando la disposizione di case e negozi. Laddove si è intervenuto direttamente sulla struttura degli edifici, si è utilizzato un materiale il più possibile simile a quello originale, aggiungendo poi una pellicola che separi lo strato antico da quello nuovo per poterne apprezzare meglio la somiglianza.
Tornato a Lloret nell’ottobre del 2019, ho avuto l’opportunità di vedere nuovamente Turó Rodó, questa volta con tutti i lavori ultimati. Si può accedere nella tipica casa ibera, ricreata fedelmente seguendo le indicazioni di quanto scoperto negli scavi. Sempre grazie ai risultati archeologici, oggi si conoscono diversi aspetti della vita dell’epoca e di quanto quella società si fosse sviluppata dal punto di vista tecnico-culturale. Con l’avvento dei Romani, gli abitanti decisero che era meglio imparare a conviverci evitando quindi qualsiasi conflitto dall’esito inevitabilmente nefasto (per loro). Questa è anche la ragione per la quale Turó Rodó ha fornito agli studiosi così tanti resti da analizzare, sapendo inoltre che, specie nell’area dove sorge il castello privato divenuto simbolo di Lloret, sono sepolti ancora altri reperti.
Es Tint
Situata in pieno centro, a due minuti a piedi dall’Hostal Ribas dove ho alloggiato, la sede della Confraternita dei Pescatori di Lloret è ricavata all’interno dell’antico stabilimento adibito alla tintura delle reti. Sebbene fosse una caratteristica di ogni villaggio di pescatori, attualmente se ne conservano soltanto due in tutta la Costa Brava: Sa Perola a Palafrugell ed appunto quello di Lloret de Mar.
Grazie a tale iniziativa, entrambe le località catalane hanno potuto recuperare e preservare un elemento essenziale del rispettivo patrimonio marinaro.
Jardines de Santa Clotilde
Ubicati tra la spiaggie Fenals e Sa Boadella, i giardini di Santa Clotilde mi hanno colpito da subito per i paesaggi dove il verde della vegetazione, l’azzurro del mare ed il blu del cielo sono una cosa sola. Ciò lo si deve all’architetto Nicolau Maria Rubió i Tudorí, selezionato nel 1919 dal Marchese de Roviralta per progettare un parco seguendo il modello rinascimentale italiano e da intitolare alla sua prima moglie deceduta giovane.
Così è possibile camminare lungo sentieri che si incrociano, scalinate ricoperte d’edera che terminano in piazzette, circondate da statue e sculture, oppure conducono a terrazze panoramiche sul mare. Non manca l’acqua, presente sia nelle fontane che negli stagni, per contribuire alla creazione di quell’ordine classico tanto ricercato dall’architetto.
Le specie vegetali sono tipiche dell’habitat mediterraneo (pini, cipressi, cedri, tigli, pioppi etc…) e vengono scelte in maniera tale che in ogni stagione qualcuna di essa possa fiorire.
I giardini di S. Clotilde sono l’ambiente ideale per cercare la pace dei sensi camminando in una cornice scenografica dove l’architettura si fonde con un paesaggio che non vorreste più smettere di contemplare.
Termina qui la visita del centro di Lloret de Mar. Seguendo i suggerimenti dell’ufficio turistico – un grazie speciale va a Bibiana, Anna, Anna e Anna (le ripetizioni non sono sbagliate!) – ho raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissato, ossia scoprire il patrimonio storico di questo antico villaggio di pescatori sdoganandone l’immagine un po’ offuscata dal turismo giovanile.