Il mio viaggio in Castiglia e León è iniziato in una località molto importante per la storia della Spagna e di cui mi sono innamorato in pochi minuti per via della sua atmosfera “del Nord” e dell’architettura del centro storico che mi ha fatto subito venire in mente la Galizia. Parlo di Burgos, crocevia delle rotte commerciali tra Madrid e le regioni affacciate sul Mar Cantabrico. Ma soprattutto è una delle tappe principali del Cammino Francese verso Santiago di Compostela e questo le aggiunge un fascino ulteriore.
Dopo tali premesse, va detto che è una città piccola e quindi la si gira a piedi tranquillamente. I luoghi di maggior interesse si trovano a poca distanza l’uno dall’altro ed un paio di giorni sono sufficienti per visitarli. Il mio soggiorno si è prolungato di altre 24 ore poiché ho deciso di prendere parte ad un tour guidato svoltosi nella Sierra de Atapuerca, in provincia di Burgos, alla scoperta dei giacimenti archeologici tra i più importanti d’Europa.
Cosa vedere a Burgos in 24, 48 e 72 ore
Il suggerimento è quello di trascorrervi almeno un paio di notti così che si può visitare la città con la dovuta calma godendosi la sua atmosfera magica. Dico ciò calcolando pure il tempo necessario per arrivare a Burgos da Madrid o da Santander, in entrambi i casi ci vogliono all’incirca due ore.
I consigli su cosa vedere si basano sull’itinerario che ho fatto assieme a Noelia Alonso, guida turistica di Burgos che parla anche italiano e che approfitto per ringraziare per avermi accompagnato alla scoperta della storia della città e delle vicende legate ai suoi luoghi più emblematici. Vi anticipo già che si tratta di un articolo piuttosto lungo e che perciò ho deciso di suddividere in tre pagine:
- la prima giornata, o meglio il pomeriggio visto che sono arrivato attorno alle 13 da Madrid, l’ho dedicata ad una passeggiata per le vie del centro per poi visitare la Cattedrale;
- il secondo giorno è stato riservato all’archeologia, con l’escursione ad Atapuerca e tappa finale al Museo sull’Evoluzione Umana di Burgos;
- l’ultima giornata è trascorsa visitando in mattinata il Monastero de Las Huelgas, partecipando poi alla festa patronale di San Lesmes ed infine salendo sulla collina dove sorge il castello per poter ammirare la città dall’alto.
1° giorno: il centro storico e la Cattedrale di Burgos
Se la città mi è piaciuta fin da subito è perché, una volta arrivato alla stazione degli autobus, il primo scorcio è stato da cartolina, con l’Arco di Santa María in primo piano e le guglie della Cattedrale che si intravedono sullo sfondo. Fanno da cornice gli edifici medievali del centro storico, una testimonianza materiale del periodo di massimo splendore di Burgos che, dal X al XV secolo, fu anche la capitale del Regno di Castiglia e León. La città ebbe quindi un ruolo di prim’ordine negli scambi commerciali, specie di lana merinos, non soltanto tra il centro ed il nord della Spagna ma anche con l’Europa settentrionale.
Attraversato il puente de Santa María sul fiume Arlanzón si accede alla cittadella medievale per lo stesso arco dove transitavano le persone durante il secolo XIV. Le mura che si estendevano tra questo ponte e quello di San Pablo non esistono più, al loro posto oggi vi è il Paseo del Espolón, un viale alberato che mi ha colpito per il fatto che i rami degli arbusti sono letteralmente uniti tra loro, creando così una trama continua che garantisce ombra ed un minimo di refrigerio nelle giornate estive più torride. Se come me capitate in città in inverno, grazie alla totale mancanza delle foglie noterete ancora meglio questa particolare “architettura naturale”.
Oltrepassato l’arco si sbuca in Plaza de San Fernando e si rimane senza parole dinnanzi alla maestosità della Cattedrale di Burgos. Da questo lato si trova la biglietteria e l’ingresso per i turisti, invece la facciata principale con le torri del ‘400 è rivolta sulla confinante Plaza de Santa María.
L’accesso da questo lato consente di vedere i luoghi destinati al culto, vale la pena darvi un’occhiata per osservare alcuni elementi alquanto curiosi. Mi riferisco ad esempio al Papamoscas, ossia l’Ammazzamosche, che altro non è che un tipico orologio del secolo XVI. Da non perdere poi la Cappella del Santissimo Cristo di Burgos, che ospita l’immagine del Cristo Crocifisso e molto venerata qui ma anche nel resto della Spagna ed in alcuni paesi del Sudamerica (dove viene chiamata “Señor de Burgos”). Parlando della scultura, la sua origine è avvolta nella leggenda e va specificato che i capelli sono naturali…
L’edificio, massimo esempio dell’architettura gotica in Spagna, è stato dichiarato Patrimonio UNESCO dell’Umanità nel 1984 ed è un riconoscimento unico in tutta la nazione. La prima pietra venne posata nel 1221 ma i lavori si conclusero soltanto attorno al 1567. Ciò spiega la presenza non soltanto del gotico, che rimane predominante, ma anche di stili differenti introdotti da architetti e scultori che decorarono ed ampliarono la cattedrale nel corso dei secoli.
L’ingresso per i turisti è tramite la Puerta del Sarmental, rivolta sulla Plaza de San Fernando. Qui si conserva il rosone del secolo XIII, l’unico originale arrivato ai giorni nostri poiché le altre vetrate furono danneggiate gravemente in seguito alla distruzione del castello nel 1812 dopo gli scontri tra l’esercito napoleonico e quello anglo-portoghese. Le varie Cappelle che si dispongono ai lati del corpo centrale meriterebbero di essere visitare con calma, una dopo l’altra, poiché tutte conservano decorazioni ed oggetti di grande valore.
Per fare due esempi, la Cappella di San Giuseppe risale alla prima metà del ‘500 ed ospita il dipinto del 1525 di Sebastiano del Piombo, pittore amico di Michelangelo. Al centro vi è il sepolcro in alabastro dove riposa Don Gonzalo Díez de Lerma, colui che commissionò i lavori per la realizzazione di questo ambiente.
Dal lato opposto si trova la Cappella di Sant’Anna, realizzata tra il 1477 ed il 1483. L’elemento di maggior richiamo è la pala dell’altare gotica-fiamminga del 1492 con al centro l’Albero di Jesé che termina con la scultura di Maria che tiene il Figlio Gesù tra le braccia.
Adiacente alla Cappella, la Scalinata Dorata è uno dei “pezzi pregiati” della Cattedrale. La sua costruzione (1519-1522) fu resa necessaria per collegare la chiesa all’attuale calle de Fernán González come conseguenza del dislivello causato dai lavori per la realizzazione del tempio religioso. La scalinata è in puro stile rinascimentale italiano, sia per quel che riguarda l’architettura che le decorazioni. Il risultato è un’autentica opera d’arte che non a caso fu presa come modello per quella presente all’interno dell’Opéra di Parigi.
È la volta poi del coro, di inizio ‘500, all’interno del quale si contano 103 “sedie” intagliate in legno di noce e decorate con scene dell’Antico e Nuovo Testamento. La statua del XIII secolo al centro è dedicata a Don Mauricio, il Vescovo che fondò la Cattedrale. Una caratteristica dell’organo presente è la disposizione orizzontale delle sue canne, una forma distintiva di questi strumenti prodotti in Spagna e Portogallo e che pertanto gli conferisce un suono particolare.
A pochi passi da qui, sotto una semplice lapide in marmo posta all’altezza del Transetto si trovano le tombe di El Cid Campeador e della moglie Doña Jimena.
Nato nel 1040 a Vivar, un paesino in provincia di Burgos, è uno dei più popolari eroi nazionali, protagonista di numerose opere letterarie tra cui il poema El Cantar de Mio Cid del 1140, ritenuto da molti il punto d’inizio della letteratura in Spagna. El Cid è uno dei protagonisti indiscussi della Reconquista e capo di numerose battaglie tra Cattolici e Musulmani, come ad esempio quella combattuta a El Puig nel 1093 che rese Valencia una città libera e baluardo cristiano contro gli arabi.
Soprannominata “una Cattedrale all’interno della Cattedrale”, la Cappella dei Condestables è senza dubbio la più importante tra quelle presenti nell’edificio. Costruita tra il 1482 ed il 1517 in fondo alla navata centrale, ogni punto su cui cade lo sguardo è un’opera d’arte. Si pensi ad esempio alla magnifica cupola a stella, alle tre pale d’altare in stile rinascimentale, al quadro della “Maria Maddalena” di Giampietrino (1520-1530) ed agli scudi in pietra inclinati che identificano le famiglie dei Condestables che commissionarono la Cappella. A proposito, le loro spoglie mortali giacciono al di sotto delle grandi statue in marmo di Carrara che ne celebrano il prestigio.
Il tour si conclude passando per il Chiostro alto, risalente agli anni 1260-1280 e che ospita i sepolcri di vescovi e canonici, il Museo, con una ricca collezione di oggetti liturgici e documenti di varie epoche, il Chiostro basso ed il Patio.
Tra le “chicche” da non perdere segnalo in particolare il cosiddetto Cofre del Cid, ossia una cassa che in teoria doveva contenere del denaro per pagare le sue truppe ma che in realtà El Cid riempì di sabbia per ingannare i creditori.
Data la vastità degli interni, calcolate all’incirca due ore per la visita della Cattedrale di Burgos. L’audioguida è fondamentale ed è compresa nel prezzo del biglietto. Per ulteriori informazioni ed orari vi rimando al sito internet.
Ritornati in Plaza de San Fernando, percorrendo calle Virgen de la Paloma e deviando poi per la Sombrerería si sbuca nella Plaza Mayor di Burgos. Il suo nome originale è Plaza del Mercado Minor ed anticamente era il fulcro delle attività economiche della città spagnola. I commercianti entravano per la Puerta de las Carretas, distrutta dopo la riforma urbana del 1791 che trasformò la piazza in centro amministrativo con la costruzione di edifici come la Casa Consistorial – il Palazzo del Comune – in stile neoclassico. Oggi la piazza è uno dei punti di ritrovo preferiti degli abitanti grazie al fatto di essere pedonale ed alla presenza di vari bar sotto i portici.
Il mio itinerario per il primo giorno si conclude davanti al Palacio de Capitanía, progettato nel 1903 in stile militare sul terreno dove sorgeva uno dei palazzi signorili di Burgos più importanti del secolo XV. Sulla balconata risaltano gli scudi della Spagna e della città.
Come anticipato all’inizio dell’articolo, il centro storico è piccolino e raccolto attorno a poche vie principali, tra l’altro in parte pure pedonali. Una di queste poi è facilmente riconoscibile perché sulla pavimentazione è riportata una freccia e la concha, il simbolo del Cammino di Santiago. Il motivo è molto semplice, il Cammino Francese passa proprio di qui ed è la strada su cui si affaccia l’Hotel Rice Palacio de Burgos dove ho pernottato.
A poche decine di metri dal mio alloggio si trova la Puerta de San Gil, fatta costruire nel ‘200 sebbene poi sia stata modificata nei secoli successivi, e l’Iglesia de San Gil, ultimata nel secolo XIV e la cui Cappella della Natività sorge sui resti delle antiche mura.
Itinerario a Burgos per il secondo giorno | Itinerario a Burgos per il terzo giorno