Quando vi parlo di Scozia solitamente vi racconto dei miei viaggi e degli itinerari che seguo per visitare gli angoli più o meno “battuti” di questo meraviglioso paese. Tuttavia, di seguito leggerete qualcosa di diverso e che riguarda la cultura e la storia dei suoi abitanti. Infatti, nelle prossime righe scoprirete le usanze legate alla nomina del capoclan ed alle rivolte degli Highlander.
Cultura scozzese: la nomina del Capoclan
Secondo l’antica tradizione chi desiderava essere nominato capoclan, doveva dare prova del proprio valore. E’ solo così che il suo popolo avrebbe accettato il Capo e lo avrebbe dichiarato leader, seguendolo in ogni occasione ed obbedendo solo ai suoi ordini. Tra i giovani uomini che esprimevano il desiderio di diventare capo clan, si sceglieva quello che appariva più valoroso e degno di questo nome. A quel punto il designato doveva superare una prova.
E’ così che il ragazzo partiva in spedizione insieme ad altri, nelle terre dei clan vicini o di quei clan con i quali era in corso una faida. La prova consisteva nel fare razzie, rubare con la forza il bestiame o morire nel tentativo di farlo. Non esisteva la possibilità di tornare a mani vuote: o vincitore o morto. Questa tradizione era considerata così importante che veniva praticata in modo reciproco tra le varie famiglie e non era considerata un furto.
Una volta giunta a conclusione la prova, il giovane veniva considerato valoroso e nominato capo clan. La nomina avveniva seguendo alcune formalità: veniva eretto un mucchio di pietre sulla cui sommità stava il giovane nuovo capo. Intorno a lui, amici e seguaci, ad un livello più basso lo accerchiavano. Era questo il momento cruciale, quello in cui gli altri riconoscevano la sua autorità e gli giuravano fedeltà e obbedienza. A questo punto, uno dei migliori amici del Capoclan, gli consegnava una spada ricevuta dal padre ed un bastone bianco. E’ così che entravano in scena i druidi raccontando storie e leggende sulla discendenza, sul valore e sulla famiglia.
Le rivolte degli Highlander
Uno dei ruoli fondamentali del Capoclan, era quello di capeggiare le rivolte ed essere il punto di riferimento durante battaglie e combattimenti. Quando un capo comandava una spedizione militare c’era una tradizione da seguire. Appena giunti nel territorio nemico, il primo animale incontrato veniva catturato e il suo sangue cosparso su stendardi e bandiere. Questo era riconosciuto come un segno di buon augurio e successo per la spedizione. Appena prima di affrontare il nemico in battaglia, il capo dei druidi, fedele compagno del capo clan, accoglieva a sé tutto l’esercito. Tramite parole ricercate e discorsi infervorati, scaldava gli animi dei combattenti, infondeva loro coraggio ricordando le grandi gesta degli antenati e alimentando le speranze di vittoria. Dopo questa brosnichy kah (trad. “incentivo alla guerra”) l’armata entrava in uno stato di euforia e caricava il nemico con tutta la forza possibile.
Prima dell’invenzione delle armi da fuoco, il modo di combattere degli Highlander seguiva uno schema fisso: inizialmente venivano scoccate le frecce e quando queste finivano, si passava a spade a due mani. Dopo la scoperta della polvere da sparo il Capoclan avanzava con i suoi uomini verso il nemico, scaricando tutti i proiettili. A quel punto partiva poi l’attacco con spada e scudo. Paradossalmente questo sistema, che potremmo chiamare “ da guerriglia” valse non poche vittorie agli scozzesi, anche nei confronti dei ben più armati inglesi. Un esempio lampante è quello che accadde nella battaglia di Killiecrankie, durante una delle rivolte giacobite. Dopo aver scaricato tutte le armi sugli inglesi, gli Highlander cominciarono una battaglia all’arma bianca, contro i nemici completamente disorientati che non riuscivano a ricaricare i loro moschetti. Proprio per questo tipo di battaglia, quel giorno gli Scozzesi vinsero contro il reggimento Inglese. Oggi la battaglia di Killiecrankie, viene ricordata come l’ultima vera battaglia degli Highlander.