Una giornata indimenticabile trascorsa sulla neve ma con vista mare, salendo su una delle montagne più amate e frequentate dell’Appennino Ligure. Questo perché dalla vetta del monte Reixa – 1.183 m di quota – si apre un panorama spettacolare e vasto, specie nelle giornate limpide. Lo sguardo infatti abbraccia tutta la città di Genova, la costa fino al promontorio di Portofino con le Alpi Apuane sullo sfondo, il massiccio del Beigua, le colline del Basso Piemonte, la Pianura Padana e, all’orizzonte, il Monviso ed il monte Rosa.
Compreso nel parco naturale regionale del Beigua, vi sono diversi punti d’accesso alla cima. Nelle prossime righe vi illustrerò l’itinerario fatto con mio padre salendo da Arenzano.
Informazioni tecniche
A discapito del dislivello dell’escursione, attorno ai 1.000 metri, l’ascesa non è stata particolarmente difficoltosa. Diciamo che “pensavo peggio”.
Data l’altezza, nel periodo invernale è facile che la neve ricopra i pendii del Reixa rendendolo una meta ancora più ambita. Ciò richiede un equipaggiamento adeguato, mi riferisco soprattutto a bastoni da trekking, scarponi, ghette e ciaspole. Nel nostro caso, essendovi stati a fine gennaio, queste ultime non sono servite perché l’accumulo nevoso sul versante marittimo era già calato. Discorso differente invece se provenite dal lato opposto, a nord, come ci hanno confermato due signore arrivate in cima con le racchette da neve.
Sempre a causa dell’altitudine, controllate sempre le previsioni meteo. Può succedere infatti che da una certa quota in avanti si formino banchi di nebbia improvvisi che diminuiscono la visibilita.
Infine, tenete a mente i tempi di percorrenza dalla partenza, indicativamente 3-4 ore (sola andata), specie quando le giornate sono più corte.
Partenza da Arenzano
L’imbocco del sentiero si trova al Pian del Curlo (292 m), un’area pic-nic molto conosciuta dagli arenzanesi e comodamente raggiungibile in auto oppure a piedi, tramite il Sentiero degli Inglesi proveniente dal Santuario del Bambin Gesù di Praga.
Inoltre, la località sorge qualche metro più in alto rispetto al punto di partenza del percorso verso il Lago della Tina, un’altra escursione molto gettonata ed ideale anche per le famiglie con bambini.
Dal Curlo al Passo della Gava
Si può prendere la mulattiera – segnavia “due cerchi rossi pieni” – che si inoltra nella macchia mediterranea oppure la strada asfaltata che continua al di là della sbarra diventando poi sterrata. Da notare che le due vie si sviluppano parallelamente fino al Passo della Gava, incrociandosi in vari punti, con la differenza che la prima sale più rapidamente tra la vegetazione consentendo quindi di accorciare i tempi. Seguendo invece la sterrata (più ampia) si può fare una visita al Centro Ornitologico e di Educazione Ambientale che sorge all’altezza del Rifugio Case Vaccà.
Il primo snodo importante è a Pràu Lisëu, a 593 m d’altezza. Girando sulla destra si giunge al Passo Gavetta* (718 m), a sinistra invece si trova un punto di osservazione dei rapaci. La carrareccia prosegue dritta salendo molto gradualmente per poi raggiungere la Gava praticamente in piano.
*Se, come noi, decidete di salire dal Curlo seguendo il sentiero al posto della sterrata, attraversando la boscaglia sbucherete direttamente sulla via verso la Gavetta. A quel punto, Pràu Lisëu rimane alla vostra sinistra.
Durante il percorso si passano il Riparo Bepillu (645 m), usato anticamente dai falciatori di fieno, ed il vicino Mulinello, una costruzione in pietra con i resti di un argano da loro utilizzato per “spedire” a valle quanto prodotto.
Curva dopo curva cambia l’ambiente circostante, adesso decisamente montano, e finalmente ammiriamo la prima neve sui monti davanti a noi. Il rettilineo finale costeggia a sinistra il rifugio Ca da Gava (735 m) e si raggiunge il Passo della Gava (752 m), snodo cruciale dei sentieri tra il ponente ligure e città metropolitana di Genova.
Dal Pian del Curlo abbiamo impiegato circa 2 ore.
Dal Passo della Gava al monte Reixa
Il percorso con il segnavia “X rossa” comincia subito a destra del pannello con la mappa dei sentieri e taglia in diagonale il pendio. Dopodiché, l’ascesa continua attraverso una serie di zig-zag che attraversano i primi tratti innevati.
All’altezza del crocevia del Passo della Gava, girando invece a destra si imbocca il sentiero diretto al M.te Tardìa di Ponente.
Non esiste un’unica via perché infatti vi sono diverse scorciatoie percorribili, tuttavia, i segnavia posti sulle rocce permettono di orientarsi facilmente in caso di necessità. Guadagnando quota aumenta l’accumulo nevoso e così è sufficiente seguire le orme di chi ci ha preceduto. Purtroppo, contemporaneamente diminuisce la visibilità a causa della nebbia e le folate di vento di certo non aiutano. Io e mio padre proseguiamo quindi un po’ “alla cieca” affidandoci alle tracce lasciate dagli escursionisti passati di recente.
Così, trascorsa un’ora e mezza circa dalla Gava, quasi inaspettatamente ci ritroviamo sulla cima del monte Reixa, a 1.183 m di quota. Una foto ricordo nei pressi della nuova statua della Madonna posizionata nel giugno 2019 e, prima di congelare (temperatura massima di 0°), decidiamo di rimetterci in marcia.
Per chi vuole, da qui è possibile imboccare il sentiero che si snoda lungo la tappa n. 20 dell’Alta Via dei Monti Liguri che collega il Passo del Faiallo al Rifugio Pratorotondo. Ne parlo dettagliatamente in questo articolo.
Ed ecco il miracolo, bastano pochi secondi e le nebbia scompare svelando così il panorama eccezionale a 360° dinnanzi ai nostri occhi. L’intero arco appenninico, il Golfo di Genova, il promontorio di Portofino e poi la costa di ponente fino a Capo Noli.
Si sa, la Liguria è una terra di contrasti ed a maggior ragione in inverno. Mentre camminiamo sulla neve e gli scarponi in certi punti addirittura vi sprofondano, il mare dista solo 5 Km tanto che invoglia ad un tuffo rigenerante. Ma, almeno per oggi, la grande bellezza è qui, quasi 1.200 metri più in alto.
Discesa verso Arenzano
Il ritorno al Passo della Gava e successivamente al parcheggio del Pian del Curlo segue il medesimo itinerario dell’andata e vi impieghiamo circa 4 ore. Considerate però che i tempi sono “falsati” dal pranzo al sacco al rifugio Ca da Gava e soprattutto dalle numerose soste fotografiche.
Infatti, grazie alla visibilità ritrovata ci godiamo molto di più la discesa dal monte Reixa fermandoci più e più volte a contemplare l’orizzonte. D’altronde, scorci così non si trovano tutti i giorni…