Soprannominata la “città del granito”, per la presenza di numerosi edifici realizzati con questo tipo di roccia, e polo universitario dal 1495, Aberdeen è stata la base dei miei sei giorni alla scoperta dell’Aberdeenshire.
Non è una meta molto popolare tra i turisti, che solitamente transitano da qui per imbarcarsi sui traghetti verso le isole Orcadi e Shetland.
Ciò nonostante, chi decide di dedicarle (almeno) una giornata scoprirà una città cosmopolita e dinamica. Infatti, oltre ad accogliere studenti da tutto il mondo, la scoperta dei giacimenti di petrolio nel Mare del Nord ha portato all’arrivo di molti lavoratori stranieri ed un conseguente certo grado di benessere.
Cosa fare e vedere ad Aberdeen
La particolarità di questa città è di avere “due centri storici”. Il primo, compreso nel quartiere settentrionale di Old Aberdeen; il secondo, corrispondente all’area di Castlegate, si estende verso il porto cittadino.
Nella zona di Castlegate sorgono alcuni edifici legati ad un periodo storico assai turbolento per la Scozia, quello cioè delle due ribellioni giacobite (1715 e 1745), del quale sono grande appassionato. Le ho incluse perciò anche per questo motivo. Le due rivolte rappresentarono gli ultimi tentativi di riportare sul trono del Regno di Gran Bretagna il casato degli Stuart (cattolici) ai danni degli Hannover, di fede invece protestante.
Per questo tour fai-da-te ho impiegato poco più di una giornata e mi sono spostato sempre a piedi. Volendo, per accorciare i tempi si possono utilizzare gli autobus urbani della società First Bus Aberdeen.
Il punto di partenza è stato il mio hotel, l’Ibis Aberdeen Centre – Quayside. Alla fine dell’articolo ho inserito anche la mappa con tutti i luoghi visitati.
La Mercat Cross
Realizzata in pietra arenaria nel 1686, rappresentava il cuore pulsante della città. Infatti, qui venivano proclamati i nuovi sovrani di Scozia e, non a caso, su quasi tutti i medaglioni posizionati sugli archi sono raffigurati alcuni dei monarchi della dinastia degli Stuart.
A proposito di questo casato, un luogo così simbolico ebbe un ruolo chiave nelle due ribellioni giacobite.
Il 20 settembre 1715, Giacomo Francesco Edoardo Stuart – soprannominato il Vecchio pretendente – si fece proclamare Re.
Lo stesso episodio si ripeté il 25 settembre 1745 ma per l’incoronazione di Carlo Edoardo Stuart (il Giovane pretendente) fu necessario l’uso della forza da parte dei ribelli per ottenere le chiavi di accesso alla struttura, custodite dal sindaco della città e sostenitore degli Hannover.

Nella vicina prigione, oggi sede del Toolboth Museum (temporaneamente chiuso al momento della mia visita), successivamente alla proclamazione di Carlo Edoardo Stuart venne ordinata la scarcerazione di tutti i prigionieri.
Il destino volle che, con la sconfitta dei giacobiti per opera del Duca di Cumberland, nel maggio 1746 diverse decine di ribelli vennero qui rinchiusi.

La Town House ed il Marischal College
L’odierno municipio è uno splendido edificio neo-gotico eretto verso la fine dell’800 inglobando parti ed elementi dell’edificio precedente.
Nel 1715 vi si insediò il consiglio comunale guidato dai sostenitori di Giacomo Francesco Edoardo Stuart, che fecero di tutto per promuovere e sostenere economicamente la propria campagna.
Tra l’inverno e la primavera del 1746, le forze governative inglesi liberarono Aberdeen prendendo così il controllo del palazzo comunale. Tutti i provvedimenti emanati dai giacobiti vennero annullati ed iniziò la raccolta di materie prime utili al sostentamento dell’esercito.

A pochi passi dalla Town House sorge il Marischal College, probabilmente l’edificio più imponente della città. Quando i raggi del sole illuminano la sua facciata il colpo d’occhio è davvero notevole.
È stato fondato nel 1593, diventando di fatto la seconda università di Aberdeen. La sede odierna è stata realizzata tra il 1830 e gli inizi del ‘900 mescolando dunque un’originaria architettura abbastanza austera con successive aggiunte in stile neogotico.
Il complesso così ottenuto è ritenuto essere la seconda costruzione di granito più grande al mondo (la prima è il Monastero Reale de El Escorial vicino a Madrid).
Nel 1715, all’epoca della prima ribellione giacobita, molti degli insegnanti erano sostenitori del ritorno al trono degli Stuart. Nel marzo del 1746, il Duca di Cumberland fece organizzare una serata di gala nelle sale del Marischal College per le famiglie altolocate della città.
Tale evento sociale aveva pure un chiaro obiettivo politico, cioè osservare chi si sarebbe presentato e chi no, per comprendere se vi fossero ancora dei sostenitori giacobiti in circolazione e poterli perseguitare.

La Provost Skene’s House
Dal lato opposto rispetto al college sorge quella che è considerata la casa più antica di Aberdeen, datata 1545. Deve il nome ad uno dei suoi proprietari, Sir George Skene, che fu sindaco dal 1676 al 1708.

Alla fine del febbraio del 1746, a distanza di soli un paio di giorni dalla fuga dei ribelli giacobiti da Aberdeen, una volta giunto in città il Duca di Chamberland vi si stabilì per circa sei settimane prima di proseguire verso Inverness per la battaglia decisiva di Culloden (ne parlo in questo articolo).
Una parte delle sue truppe occupò invece il vicino Robert Gordon’s College, apportando per l’occasione una serie di modifiche strutturali all’edificio compresa la costruzione di un fossato a scopo difensivo.
L’istituto privato è attivo ancora oggi ed accoglie studenti dai 3 fino ai 18 anni d’età.

L’aspetto attuale della Provost Skene’s House è il risultato di un susseguirsi di interventi apportati nel corso dei secoli. Degna di nota poiché “sopravvissuta” alla Riforma Protestante, la Painted Gallery conserva il soffitto ligneo originale dipinto con immagini religiose ispirate alla Bibbia.
Oggi la Provost Skene’s House è sede di un museo gratuito dedicato alle celebrità di Aberdeen. È un omaggio a quelle persone del posto che “ce l’hanno fatta”, ossia hanno raggiunto risultati importanti non solo per se stessi ma anche per il resto del mondo. Vi sono scrittori, scienziati, musicisti, giornalisti, sportivi etc…
Qualche esempio?
Annie Lennox, cantautrice e fondatrice degli Eurythmics, è nata ad Aberdeen il 25 dicembre 1954.
Sir Alex Ferguson, conosciuto a tutti per le sue vittorie sulla panchina del Manchester United, dal 1978 al 1986 fu allenatore dell’Aberdeen FC e conquistò tre campionati scozzesi, una coppa UEFA, una Coppa delle Coppe ed altri trofei nazionali.
Sempre parlando di calcio, un altro cittadino illustre fu Denis Law (scomparso il 17 gennaio 2025), considerato uno dei più grandi calciatori scozzesi di tutti i tempi e vincitore del Pallone d’Oro nel 1964.

La Shiprow
Il mio hotel sorge a pochi passi da quella che è una delle strade più antiche e significative di Aberdeen, storico centro di scambi commerciali ed affari data la vicinanza al porto.
Progettata nel 1281, la Shiprow rappresentava la porta di accesso principale alla città. Oggi la via è animata da pub, ristoranti e locali di street-food. Ho provato un paio di posti.

Il primo è Malones, il classico irish bar con musica dal vivo, serate-quiz e birra che scorre fiumi (tra le autoctone da provare vi sono la Brewdog e la Fierce).
È possibile anche mangiare, nonostante il pub sia sprovvisto di cucina. Bisogna dunque ordinare al tavolo, tramite qr code, sul sito internet di un locale partner che provvede poi alla consegna. Il menù prevede soprattutto smash burger e patatine fritte accompagnate da svariati ingredienti.
Nel mio caso ho optato per le “Braveheart Fries”, il cui nome è tutto un programma: haggis, salsiccia, formaggio cheddar, black pudding e cipolle 😀

Per un pasto più tipicamente scozzese consiglio il Molly’s Bistro, situato appena a lato del Malones.
Vi ho cenato diverse volte, apprezzando la qualità e le porzioni dei piatti oltre che i prezzi decisamente onesti.
Tra i piatti da provare vi è senza dubbio la Cullen Skink, zuppa tradizionale della città di Cullen nel Moray, lungo la costa nord-orientale della Scozia. Essa è a base di pesce, con l’eglefino affumicato, accompagnato da pane, patate, cipolle ed in certi casi porro.

Il villaggio Footdee (Fittie)
Chiamato da tutti Fittie, si è convertito in uno dei luoghi più affascinanti di Aberdeen ed ancora poco noti ai turisti, complice probabilmente la sua posizione defilata rispetto al centro.
Questo villaggio di pescatori sorto nei pressi della foce del fiume Dee si sviluppò attorno alla metà del secolo XIX seguendo il progetto urbano di John Smith, lo stesso architetto incaricato degli interventi di ampliamento del castello di Balmoral.

Nonostante la vicinanza al porto e relativi cantieri, ciò che colpisce di Fittie è il silenzio delle sue vie. I cottage sono simili tra loro e tutti presentano la facciata principale e l’ingresso rivolti verso le strade interne. Un provvedimento necessario per limitare i danni del mare in tempesta.
I residenti vantano pure un certo estro creativo, come dimostrato dalle decorazioni – alcune piuttosto bizzarre! – che colorano ed animano le case ed i giardini.

La spiaggia di Aberdeen
Dalla fine di Fittie parte l’Esplanade, ossia il litorale urbano di Aberdeen che si estende per circa 3 Km.
Una distesa sabbiosa che sembra infinita, continuamente modellata dalle maree e dal vento che quasi sempre fa compagnia ai “bagnanti”.
Non so in realtà quante volte all’anno le persone riescano a tuffarsi in acqua, senza dubbio però è un luogo fantastico per rilassarsi e fare lunghe camminate, anche con i propri amici a quattro zampe.

Non mancano ristoranti, negozi e bancarelle di street-food. La gran parte di esse sono concentrate nell’area più prossima alla città. Il centro dista circa 15 minuti a piedi.
Allontanandosi, l’ambiente si fa più selvaggio e tranquillo perché vi sono pure meno persone in giro.
La spiaggia di Aberdeen si conclude presso i tre blocchi di granito che formano delle “finestre sul mare” (Windows to the Sea). Qui si apre la riserva naturale Donmouth, proprio in corrispondenza della foce del fiume Don.

Il Seaton Park e la St Machar’s Cathedral
Seguo l’Esplanade nel tratto che rientra verso l’interno, sino ad imboccare la King’s Street e da lì devio verso il Seaton Park.
Questa area verde si estende a nord della città, nel quartiere di Old Aberdeen, ed è attraversata dal fiume Don. Tra i sentieri locali ve n’è uno che permette di arrivare al Brig o’ Balgownie, ponte gotico di inizio ‘300 (parzialmente rifatto nel ‘700) considerato il più antico di Scozia.
Mi sono diretto verso sud, costeggiando gli eleganti giardini che collegano il parco alla vicina Cattedrale di San Macario.

Costruita interamente in granito sulle fondamenta di un precedente luogo di culto cattolico, la chiesa divenne cattedrale nel 1140 ma il tempio odierno è del Trecento con l’aggiunta cinquecentesca delle due torri gemelle della facciata.
Il cimitero circostante accoglie tombe del secolo XV.
La St Machar’s Cathedral è aperta tutto l’anno e, grazie alla sua acustica perfetta, è sede di numerosi concerti e spettacoli.

Il King’s College nell’Old Aberdeen
Lascio la cattedrale alla mia sinistra e proseguo dritto lungo la strada ciottolata che mi conduce nel cuore della città vecchia.
Una volta superato il vecchio palazzo comunale, progettato alla fine del Settecento, il via vai crescente di studenti mi avverte di essere ormai a pochi passi dall’University of Aberdeen.
La sua sede principale è il King’s College, fatto costruire nel 1495 dal vescovo in onore del re Giacomo IV. Fu quindi il nucleo della prima università della città e tra i palazzi storici si conserva la cappella originale di fine ‘400.
Analogamente al Marischal College, il corpo docente fu sostenitore della causa giacobita e, dopo la sconfitta del 1715, venne epurato dal governo inglese.

La tappa conclusiva di questo articolo è ai piedi dell’imponente Powis Gates, distante poche decine di metri dal campus universitario.
La struttura venne innalzata intorno al 1830 per volere della famiglia Powis e serviva da accesso – ben poco appariscente – alla propria tenuta.
I suoi membri erano proprietari di svariate piantagioni di caffè in Giamaica, dove venivano impiegati schiavi di origine africana. A seguito dell’Act for the abolition of Slavery del 1833, i Powis ottennero una compensazione economica da parte del governo britannico. I “dipendenti” mai pagati e sempre sfruttati restarono invece a mani vuote…
