Itinerari e consigli per viaggi lenti

La Cattedrale di Jerez de la Frontera

Jerez de la Frontera (Spagna del sud), cosa vedere in 2 giorni nella città andalusa capitale del vino “Sherry”

In occasione del Ponte dell’Immacolata decido di tornare in Andalusia, una regione della Spagna che mi ha sempre affascinato per la sua cultura e per la gente, oltre che per le belle città da vedere. Anni fa avevo visitato Siviglia ed era stato amore a prima vista, soprattutto per merito della maestosa Piazza di Spagna (che mi aveva lasciato senza parole per una buona mezz’ora!). Sebbene fossi tentato di ritornarci, questa volta, trovandomi già a Madrid, ho deciso di visitare altre due città: Jerez de la Frontera e Cordoba.

 

 

Dove si trova Jerez de la Frontera

Si trova nel profondo sud della penisola iberica, in provincia di Cadice (Cadiz), Jerez dista soltanto 12 chilometri dall’Oceano Atlantico ed 85 km dallo stretto di Gibilterra.

 

Come arrivare a Jerez de la Frontera da Madrid

La città andalusa possiede un proprio aeroporto, situato a meno di 10 chilometri dal centro. Tuttavia ho optato per il treno perché le tariffe erano più convenienti e gli orari migliori.
La sveglia suona alle 7 in punto del sabato mattina, circa due ore prima della partenza del treno che da Atocha mi porterà a Jerez in poco meno di quattro ore: preferisco raggiungere la stazione di Madrid in anticipo perché, come in aeroporto, per accedere ai binari bisogna prima passare la zona dei controlli (questo come conseguenza degli attentati terroristici avvenuti proprio ad Atocha l’11 marzo del 2004). Comunque, una volta passati questi mi avvio subito al treno già pronto al binario.

Non è un AVE (il treno Alta Velocidad Española) ma un ALVIA, il treno a lunga percorrenza della RENFE. Ho viaggiato già svariate volte in precedenza con questa impresa ferroviaria e ho trovato il suo servizio ineccepibile con treni moderni, puliti, comfortevoli e che viaggiano in orario. La carrozza, come il treno in generale, si riempie velocemente di spagnoli in fuga dalla metropoli madrileña e praticamente sono l’unico “straniero” a bordo (una sensazione comunque stupenda). Partiamo in orario alle 9:15 e nonostante il viaggio sia piuttosto lungo proprio non mi annoio tra libro e guida da leggere, musica e cinema: infatti, sulle tratte più distanti RENFE manda in onda un film che si può vedere dai vari schermi disposti nei corridoi delle carrozze.

Arrivo a Jerez poco prima dell’una e non appena scendo dal treno mi ricordo perché avessi scelto l’Andalusia: ci sono 16°C, che piacere!

La stazione, un edificio di stile neomoresco opera dell’architetto Aníbal González, è situata a nord-est rispetto al centro storico, raggiungibile a piedi in quindici-venti minuti di cammino.

 

 

Dove dormire a Jerez de la Frontera

Il mio alloggio si trova leggermente più a nord e, dopo l’iniziale smarrimento da turista appena arrivato in città, lo raggiungo facilmente ed è situato in una via tipica in cui le casette bianche, con ognuna il proprio patio interno, si affacciano su di una strada stretta dove una macchina passa a stento ed i marciapiedi sono pressochè inesistenti.

Suono il campanello ed il proprietario della Pensione è pronto ad accogliermi. Dentro, da buon palazzo andaluso che si rispetti, ci sono addirittura due patio e le pareti sono adornate con i carattestici azulejos, ossia piastrelle quadrate di ceramica con superficie decorata. Per la mia esperienza non posso che consigliarvi questa sistemazione: si chiama Pensión San Andrés I.

Il proprietario, davvero molto gentile, mi dà la mappa della città spiegandomi dettagliatamente come muovermi per il centro; inoltre aggiunge che in questo periodo dell’anno a Jerez si celebra la festa della Zambomba: nei giorni festivi precedenti la notte della vigilia di Natale la gente si raccoglie nei vari bar della città per cantare attorno ad un falò i canti popolari accompagnati da chitarra e la zambomba appunto, un particolare strumento a membrana, senza farsi mancare di certo una copa de tinto o cerveza.

 

 

Cosa vedere a Jerez de la Frontera in un weekend

Decido di non dirigermi subito in centro ma di iniziare la visita della città da nord-ovest: proprio lì si trovano infatti la Real Escuela andaluza del Arte ecuestre, complesso in cui è possibile ammirare spettacoli di cavalli ammaestrati della scuola di equitazione di Jerez (biglietti acquistabili qui), la più rinomata di Spagna, ed il Palacio del Tiempo, un palazzo ottocentesco che accoglie una collezione di circa trecento antichi orologi. Purtroppo sono stato sfortunato perché entrambe le attrazioni erano chiuse e così mi sono dovuto accontentare di qualche foto da fuori.
La passeggiata è stata comunque abbastanza piacevole, anche se non ho potuto fare a meno di notare il senso di degrado di certi quartieri, soprattutto quelli maggiormente distanti dal centro e dalla zona turistica; contemporaneamente, però, ho pure osservato che è pratica comune lasciare aperta la porta d’accesso al palazzo (successivamente il proprietario della pensione mi ha spiegato che la delinquenza è pressoché inesistente per cui è normale lasciare le porte aperte, specialmente di giorno).

 

Il centro storico di Jerez de la Frontera

Un po amareggiato torno indietro e mi incammino per Calle Larga, una delle vie più importanti di Jerez che porta direttamente in Plaza del Arenal, la piazza principale della città con al centro la statua di Miguel Primo de Rivera a cavallo e crocevia tra Cattedrale e Alcazar da un lato e Plaza de la Asunciòn dall’altro. Ad esser sincero l’ho preferita di notte illuminata con le luminarie e con l’albero di Natale: in generale comunque non mi ha impressionato più di tanto.

Calle Larga, la via principale di Jerez de la Frontera
Calle Larga

Decido di girare a destra per raggiungere Plaza de la Asunción.

La guida la definisce la piazza più bella di Jerez de la Frontera e considerando quelle che ho visto sono d’accordo: ha una forma quadrata e comprende la Chiesa di San Dioniso, l’edificio più antico risalente infatti al XV° secolo, la Casa del Cabildo viejo, l’antica sede del Municipio con la facciata che presenta un doppio stile architettonico rinascimentale-plateresco, infine tutta una serie di palazzi neoclassici. Come in altri punti della città, anche qui si trovava molta gente insieme per celebrare la Zambomba.

Jerez de la Frontera: Plaza de la Asunción
Plaza de la Asunción

Sosto vicino al monumento al centro della piazza per godermi i canti popolari e riposarmi allo stesso tempo, quindi proseguo oltre perdendomi tra le viuzze che si aprono a fianco della Chiesa, piene di bar e di gruppi di persone sempre intente a bere, cantare e suonare.

 

 

La Cattedrale di Jerez de la Frontera

Inizia ad avvicinarsi l’ora del tramonto e pure l’aria si fa più fresca (anche se in Andalusia è pur sempre dicembre) e così decido di attraversare Plaza de la Asunciòn per arrivare davanti alla Cattedrale. L’edificio si compone di elementi gotici e neoclassici che si uniscono alla facciata barocca: una particolarità riguarda il campanile, esso infatti è staccato dalla Chiesa perché sorge dove una volta si trovava il minareto della moschea. Il colpo d’occhio è stupendo già di suo, le luci del tramonto non fanno che rendere l’insieme ancora più suggestivo.

La Cattedrale di Jerez de la Frontera
Cattedrale di Jerez de la Frontera

Non posso entrare perché è già chiusa così faccio la scalinata e tiro dritto per l’Alcazar posto appena dietro la Cattedrale. Anche qui trovo chiuso ed allora opto per visitarlo il lunedì mattina con calma (ne parlo dettagliatamente in questo articolo).

Mi godo il tramonto nei giardini che circondano buona parte della fortezza e ne approfitto per fare mente locale di ciò che mi attenderà il giorno successivo. Difatti trascorrerò la giornata a Córdoba e la raggiungerò in treno in circa due ore e trenta di viaggio: partenza da Jerez alle 7:15 del mattino e ritorno alle 21 di sera, un tour de force che però una città del genere merita.

L'Alcázar di Jerez de la Frontera
Alcázar di Jerez de la Frontera

Accompagnato da questi pensieri mi alzo e torno verso Plaza del Arenal, non prima però di aver deviato verso est per vedere la Chiesa di San Miguel: situata nel cuore del quartiere gitano, è un edificio gotico del XV° secolo che apre solo per il culto.

Passo la serata per le vie centrali di Jerez tapeando, ossia andando di bar in bar a provare diversi tipi di tapas, accompagnate ogni volta da un bicchiere di vino Sherry oppure da una caña (0,33l) di birra. Tutto semplicemente delizioso ed è la maniera migliore per degustare la cucina tipica spagnola a prezzi low cost.
Passeggio poi per Plaza del Arenal e Calle Larga, entrambe addobbate con luminarie natalizie, prima di tornare in albergo per riposare: il mattino dopo la sveglia è prevista per le 6:15.

 

 

Secondo giorno ed impressioni su Jerez de la Frontera

Il lunedì, considerato che di Jerez ho visto praticamente tutto e che la visita di Córdoba mi aveva abbastanza stancato, dormo fino alle 10 del mattino e poi torno in centro.
La visita dell’Alcázar è durata un paio d’ore e mi ha sorprendentemente soddisfatto (io non sono un tipo molto da interni!).

Al termine ho proseguito verso le Bodegas Tío Pepe, ossia le cantine dove ancora in parte “riposa” il pregiato vino di Jerez. Purtroppo non era possibile visitare internamente l’ampia struttura poiché sono ammesse solamente visite guidate per gruppi – prenotabili online – per cui mi sono accontentato di un’occhiata da fuori.
Non mi rimane moltissimo tempo a disposizione per cui torno indietro e costeggio per un’ultima volta l’Alcazar prima e la Cattedrale poi, passando infine per Plaza de la Asunciòn e Calle Larga fino alla mia Pensione dove ritiro il trolley e quindi mi reco alla stazione ferroviaria.

Il monumento a Manuel María González a Jerez de la Frontera
Monumento a Manuel María González

Si conclude così il mio weekend in Andalusia tra Jerez de la Frontera e Córdoba e, per quanto riguarda la prima, mi è piaciuta tuttavia senza impressionarmi: il centro storico è carino, in primis la Cattedrale e Plaza de la Asunción, l’Alcazar esternamente non è un granché mentre lo si apprezza maggiormente visitandolo dentro.

La sensazione generale che mi ha lasciato Jerez è un senso di povertà (parlo dal punto di vista economico) che se nella zona turistica viene mascherato abbastanza, appena però ci si incammina per le vie appena fuori lo si nota subito. Per quanto riguarda i prezzi, questi vanno di pari passo e sono decisamente inferiori rispetto a quelli di Madrid e di altre aree di Spagna. Ciò che colpisce è invece la gente: socievole, molto ospitale, sempre allegra, ti fa sentire come se fossi a casa tua.
Concludendo, ritengo che la città andalusa meriti una visita e che una giornata intera sia sufficiente per ammirare le attrazioni più carine che può offrire.

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