Itinerari e consigli per viaggi lenti

Cosa fare nel capoluogo campano in 2-3 giorni: percorrere lo "Spaccanapoli"

Napoli (Italia meridionale), le 12 da fare e da vedere con almeno 2-3 giorni a disposizione.

Protesa sul golfo omonimo e “protetta” alle spalle dal Vesuvio, Napoli è la città dalle mille anime, anche e soprattutto contrastanti, che si mostra ai suoi visitatori senza filtri e che proprio per questo colpisce in maniera inaspettata lasciando un ricordo indelebile. Sono decine i musei, monumenti, palazzi e chiese che si possono visitare, tutte testimonianze delle culture mediterranee ed europee che sono passate in questo territorio. Non sorprende quindi che il centro storico di Napoli sia stato dichiarato Patrimonio UNESCO dell’umanità nel 1995. Inoltre, nel 2017 la pizza napoletana e l’arte dei suoi pizzaioli sono state riconosciute come Patrimonio Immateriale.

–> Le migliori 11 attività da fare a Napoli e dintorni <—

 

 

Itinerario turistico alla scoperta di Napoli: le 12 cose da vedere

Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”.

– Stendhal

Data la vastità dei luoghi di interesse presenti nel capoluogo campano, è assai improbabile – o meglio impossibile – visitarli tutti in una volta soltanto. Per quel che mi riguarda, un soggiorno di almeno 48 ore è il minimo per poter apprezzare la città e la sua atmosfera unica al mondo. Senza poi considerare i suoi dintorni e le gite fuori porta che si possono fare, ad esempio agli scavi di Ercolano e Pompei, la Reggia di Caserta oppure la costiera amalfitana. Ho scritto di queste ed altre località in questo articolo.

Fondata nel sec. VIII a.C. divenendo ben presto uno dei centri più importanti della Magna Grecia, a partire dal secolo XIII fu la capitale del Regno di Napoli e successivamente, con la Restaurazione, del Regno delle Due Sicilie sotto i Borbone fino all’Unità d’Italia.

La città è inoltre sede dell’Università Federico II, una delle più antiche d’Italia e del mondo. Questo vanto evidenzia il ruolo culturale fondamentale rivestito nelle varie epoche storiche, dall’Umanesimo all’Illuminismo, senza tralasciare altri aspetti quali l’arte e la gastronomia.

Nelle prossime righe vi fornirò un elenco di luoghi da non perdere, ben consapevole del fatto che ne resteranno fuori tantissimi. D’altronde, nel 2017 la BBC ha definito Napoli come la “città italiana con troppa storia da gestire”, proprio perché il suo centro attuale è il risultato “finale” di un processo durato circa 3.000 anni.

Per ciò che riguarda invece il trasporto pubblico urbano, specie la metropolitana potrà esservi molto utile. Dell’argomento parlo dettagliatamente in questo articolo.

 

1. “Spaccanapoli”

Il modo migliore per iniziare la visita è percorrendo un tratto di quello che, in epoca greca, si chiamava Decumano Inferiore ed era una delle arterie principali del centro urbano. Il suo nome popolare, Spaccanapoli, è dovuto al fatto che si sviluppa da ovest verso est dividendo nettamente la parte settentrionale della città da quella meridionale. Il tracciato è andato allungandosi nel corso dei secoli, attualmente si estende tra i Quartieri Spagnoli e Forcella (3 Km circa) comprendendo via Toledo, Piazza del Gesù, Via Benedetto Croce, Piazza S. Domenico Maggiore, Via San Biagio dei Librai, Via Duomo e via Giudecca Vecchia.

Si tratta quindi di molto più che una strada. Camminare lungo lo Spaccanapoli significa infatti viaggiare indietro nel tempo tra edifici storici, complessi monumentali, chiese, usi e costumi degli abitanti. Di alcuni di questi luoghi ne parlerò più avanti, qui però mi soffermo su due in particolare.

In via Benedetto Croce 12 sorge Palazzo Filomarino, una delle dimore storiche napoletane. Nel corso dei secoli accolse famiglie importanti ma l’inquilino più famoso fu senza dubbio il filosofo Benedetto Croce, che abitò qui fino alla sua morte nel 1952. Durante la sua permanenze, l’edificio divenne un polo culturale che attirò molti dei più grandi intellettuali italiani ed europei della prima metà del ‘900. Oggi è la sede della Fondazione Biblioteca Benedetto Croce e dell’Istituto Italiano per gli studi storici.

Lungo via San Biagio dei Librai si trovano pasticcerie e piccole botteghe artigianali ed incrocia una delle strade più famose di Napoli. Via San Gregorio Armeno è conosciuta in tutta Italia e non solo per la tradizione artigianale della realizzazione di presepi, dei capolavori che fortunatamente si possono ammirare e comprare non soltanto a Natale ma tutto l’anno. L’usanza, ormai diffusa da svariati anni, è quella di affiancare alle statuine classiche quelle raffiguranti i personaggi famosi della televisione, del cinema o più specificatamente della cultura napoletana (ad esempio Totò, Pino Daniele, Troisi…).

Cosa fare nel capoluogo campano in 2-3 giorni: percorrere lo "Spaccanapoli"
Scorcio dall’alto di Spaccanapoli

 

2. Chiesa di San Domenico Maggiore ed il Complesso Monumentale di Santa Chiara

Affacciata sulla piazza omonima, la Chiesa di S. Domenico Maggiore (entrata libera) fu edificata tra il 1283 ed il 1324 per ordine di Carlo III d’Angiò. Il tempio venne eretto secondo i canoni tipici dello stile gotico, tuttavia, nei secoli seguenti vennero apportate una serie di modifiche con importanti rifacimenti barocchi.

Con l’annesso convento costituisce uno dei più importanti complessi religiosi di Napoli e, non a caso, fu frequentato da personaggi storici del calibro di Tommaso d’Aquino, Giordano Bruno e Tommaso Campanella.

A pochi passi da San Domenico Maggiore e nei pressi della Piazza del Gesù Nuovo, uno dei luoghi da non perdere passeggiando per il centro storico, sorge il complesso monumentale di Santa Chiara. Esso comprende la chiesa gotica più grande della città, il monastero composto da quattro chiostri ed il Museo dell’Opera, all’interno del quale si possono ammirare altri ambienti ecclesiastici come ad esempio il coro delle monache, dove si conservano dei resti di affreschi di Giotto.

La Basilica di Santa Chiara venne realizzata tra il 1310 ed il 1328 per volontà del Re Roberto d’Angiò e sua moglie Sancia di Maiorca. Svariati interventi in epoche successive ne alterarono l’impianto gotico originale con l’aggiunta di forme barocche. Il bombardamento alleato del 4 agosto 1943 causò un grave incendio che distrusse parte degli ambienti interni e delle relative decorazioni, tra le quali tutti gli affreschi del secolo XVIII e parte di quelli di Giotto.

Le venti cappelle laterali custodiscono una serie di sepolcri monumentali dei sec. XVI-XVII appartenenti alle famiglie nobili napoletane. Inoltre, si possono ammirare le tombe degli Angiò e la Cappella dei Borbone, dove riposano i i Re delle Due Sicilie tra cui Ferdinando I, Francesco II e Maria Cristina di Savoia.

La fermata della metropolitana più vicina per visitare questa zona è Dante (L1).

Vi segnalo poi che proprio il Complesso di S. Chiara è una delle tappe del tour a piedi di 5 ore che si snoda tra il centro storico, il lungomare e le rovine romane sotterranee. Se è di vostro interesse, maggiori dettagli sull’itinerario, tariffe, orari e prenotazione da casa sono reperibili in questa pagina.

12 cose da fare e vedere a Napoli: Complesso di S. Chiara
Complesso Monumentale di S. Chiara

 

3. Cappella Sansevero

Vicino alla Piazza S. Domenico Maggiore si trova uno dei luoghi più misteriosi. È una chiesa sconsacrata adiacente a Palazzo di Sangro (s. XVI) e celebre in tutto il mondo per alcune opere alquanto particolari custodite al suo interno.

La Cappella Sansevero è un posto pieno di simboli esoterici e religiosi e di opere inusuali come le “macchine anatomiche”, due corpi totalmente scarnificati nei quali è possibile osservare distintamente l’intero sistema circolatorio. Da citare poi il “Disinganno”, raffigurante un uomo che si libera dalla rete simbolo del peccato da cui era oppresso, e la “Pudicizia”, in cui una donna è ricoperta da un velo semitrasparente che ne lascia intravedere le forme ed i tratti del volto.

Il capolavoro della Cappella è però il “Cristo Velato” di Giuseppe Sanmartino. Egli realizzò una statua in marmo a grandezza naturale di Gesù Cristo defunto e coperto da un sudario trasparente che con un incredibile realismo lascia visibili i segni sul volto e sulla pelle provocati dalle torture. Da questa abilità artistica quasi irreale nacque una leggenda secondo la quale il Principe di San Severo – Raimondo de Sangro – sfruttò la propria conoscenza da alchimista rendendo il tessuto solido con una formula segreta. In realtà non è affatto così ed è soltanto grazie al suo immenso talento che Sanmartino riuscì a far sembrare “morbido” il velo marmoreo.

Per apprezzare e comprendere un luogo così misterioso conviene visitarlo accompagnati da una guida. Ecco perché suggerisco di partecipare a dei tour organizzati a piedi del centro storico che includono l’ingresso – tra l’altro prioritario, salta fila – alla Cappella Sansevero. L’itinerario completo dura due ore e mezza circa e tocca siti di interesse quali ad esempio Spaccanapoli, la Cattedrale di S. Gennaro e Piazza S. Domenico Maggiore.

Per tutte le informazioni sul tour e per prenotarlo in anticipo comodamente da casa vi rimando a questo sito internet.

"Cristo Velato" nella Cappella Sansevero in centro a Napoli
Il “Cristo Velato”

 

4. Napoli sotterranea

Nel sottosuolo si estende un “labirinto” di cunicoli, acquedotti, gallerie ed altri spazi scavati dagli uomini ed utilizzati nel corso dei secoli, anzi millenni, a partire dal periodo a.C. fino alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale.

Il primo intervento fu dei greci, che scavarono per estrarre il tufo da usare per rinforzare le mura difensive della città, i romani invece svilupparono una rete di acquedotti che successivamente venne sfruttata fino al 1885, infine, durante il secondo conflitto mondiale i civili si rifugiarono sottoterra per sfuggire ai bombardamenti.

Quello di Napoli Sotterranea è stato il primo tratto aperto al pubblico, un percorso che si snoda a 40 m di profondità tra resti greco-romani, compreso il teatro frequentato dall’imperatore Nerone, e rifugi antiaerei.

Si tratta quindi di una vera e propria passeggiata nella storia, passata e recente, da fare con delle visite con guide professioniste. Queste hanno una durata di 1 ora e 30 minuti ed è altresì possibile aggiungere attività e servizi quali il transfer dal proprio hotel ed una pausa sfiziosa in pizzeria. Tutte le informazioni necessarie sono disponibili in questa pagina.

 

5. Cattedrale di San Gennaro ed il rito dello scioglimento del sangue

Il Duomo di Napoli è intitolato alla Maria Assunta e successivamente consacrato a San Gennaro, il patrono della città. La costruzione iniziò per ordine di Re Carlo II d’Angiò nel secolo XIII e venne ultimata attorno al 1313-14. L’edificio sorge sull’area dove precedentemente si trovavano la Basiliche di S. Restituita (sec. V) e S. Stefania ed il Battistero di S. Giovanni in Fonte. Tra il ‘300 ed il ‘500 Napoli venne colpita da due grandi terremoti che coinvolsero anche la Cattedrale, rendendo così necessari numerosi ed importanti interventi che si sarebbero poi ripetuti anche in epoche successive. Ciò spiega la convivenza degli stili gotico, rinascimentale, barocco e neogotico ottocentesco.

La chiesa ha una struttura a croce latina a tre navate, separate da una sequenza di otto pilastri per lato. All’interno, sulla controfacciata, si possono vedere le tombe di Carlo I d’Angiò (Re di Napoli), Carlo Martello (Re d’Ungheria) e sua moglie Clemenza d’Asburgo.

Cosa visitare a Napoli: Duomo o Cattedrale di S. Gennaro
Facciata del Duomo

Il tesoro del tempio ed il luogo di maggior richiamo per i turisti è la Cappella del Tesoro di San Gennaro, fatta erigere in stile barocco nella prima metà del ‘600 come voto al santo da parte dei cittadini e per la quale vi lavorarono artisti di fama nazionale ed internazionale. Qui sono custodite le reliquie ed il sangue di San Gennaro, protagonista quest’ultimo di un rito e miracolo che si ripete da circa sei secoli. Mi riferisco al suo scioglimento, un evento che raduna tutte le persone, credenti e non, perché dal suo esito dipende il destino di Napoli nei mesi seguenti. Non a caso, negli anni in cui ciò non è avvenuto si sono verificate delle sciagure:

  • settembre del ’39 e del ’40, l’Italia entra in guerra;
  • 1943, occupazione nazista;
  • 1973, diffusione del colera;
  • 1980, terremoto dell’Irpinia.

 

Il rito, non riconosciuto dalla Chiesa benché lo rispetti, si svolge tre volte all’anno:

  • la prima domenica di maggio, ricorrenza della prima traslazione del corpo;
  • il 19 settembre, giorno del martirio del Santo;
  • il 16 dicembre, anniversario dell’eruzione del Vesuvio del 1613 e secondo la tradizione S. Gennaro bloccò il flusso della lava alle porte della città.

 

6. Museo Archeologico Nazionale

Fondato dai Borbone alla fine del secolo XVIII ed ospitato all’interno del Palazzo degli Studi, è il più antico museo d’Europa e tra i primi al mondo per quel che concerne il patrimonio archeologico.

Al suo interno si possono ammirare reperti che vanno dall’età preistorica a quella tardo-romana ed una serie di collezioni storiche:

  • Farnese, proveniente da Roma e dintorni;
  • Pompei, con mosaici, affreschi, ceramiche ed altro materiale rinvenuto nell’area vesuviana;
  • Egizia, terza al mondo per importanza dopo Il Cairo e Torino.

 

A queste se ne aggiungono altre private come ad esempio Borgia e Spinelli.

La fermata della metropolitana più vicina è Museo (L1), una delle Stazioni dell’Arte poiché al suo interno sono state poste delle copie di opere esposte a Palazzo degli Studi e si può esplorare Neapolis, un ambiente museale che raduna svariati oggetti scoperti durante gli scavi della metropolitana.

Il biglietto d’ingresso al Museo Archeologico Nazionale è acquistabile su internet e comprende l’audioguida. La cancellazione è gratuita se effettuata fino alle 24 ore precedenti il giorno della visita. Segnalo infine che l’accesso è gratuito ogni prima domenica del mese.

 

7. Le Catacombe di Napoli

Esse si trovano nell’area di “Sanità”, così chiamata a partire dal secolo XVII poiché ritenuta incontaminata e salubre. Qualcuno afferma che ciò sia dovuto anche grazie alla protezione dei Santi sepolti qui.

Iniziamo dunque questo itinerario dalle catacombe di San Gennaro, risalenti al secolo II d.C. e suddivise su due livelli. Quello inferiore si è sviluppato a partire dal sec. IV in seguito alla tumulazione del sesto vescovo di Napoli e primo patrono della città, cioè Sant’Agrippino. La Basilica ipogea a lui dedicata, in cui ancora oggi si celebra la messa, ospita una vasca battesimale voluta dal vescovo Paolo II che si rifugiò qui nel secolo VIII per scappare dalle lotte iconoclaste.

Il piano superiore si è “espanso” attorno ad un antico sepolcro, probabilmente del sec. III d.C., impreziosito da alcune delle prime pitture cristiane dell’Italia meridionale. La traslazione dei resti di San Gennaro nel secolo V comportò un aumento esponenziale della fama della catacomba che diventò infatti meta di pellegrini e zona ambita per la sepoltura.

La tomba di S. Gennaro è una delle tappe immancabili durante i tour guidati di un’ora che vengono organizzati in italiano ed inglese. Una visita ideale per conoscere il legame profondo tra il santo e Napoli attraverso un viaggio nel tempo di oltre 2.000 anni fra storia e fede. Maggiori informazioni su orari, tariffe e prenotazione da casa (con ingresso prioritario) sono disponibili qui.

A circa un chilometro a sud si estendono le catacombe di San Gaudioso, una necropoli ubicata sotto la Basilica di S. Maria della Sanità e così chiamate da Gaudioso l’Africano. Costui fu un vescovo tunisino che lasciò il proprio paese per sfuggire alle persecuzioni religiose e finì a Napoli per puro caso. Secondo alcune ricostruzioni storiche pare che, durante la sua permanenza in città, abbia fondato un monastero introducendovi la regola agostiniana e che abbia ordinato la traslazione di alcune reliquie di Santa Restituita nella basilica che oggi fa parte del Duomo. Morì tra il 451-453 d.C. ed il luogo della sepoltura divenne ben presto meta di pellegrinaggio. Fu così che il cimitero ipogeo paleocristiano si sviluppò, arrivando ad essere il secondo più importante di Napoli, dietro a quello di San Gennaro.

Le catacombe conservano affreschi e mosaici dei secoli V-VI mescolati a tombe di nobili risalenti al secolo XVII, epoca nella quale il luogo tornò a svolgere la sua funzione sepolcrale.

Oggi vengono organizzate delle visite guidate di un’ora che conducono alla scoperta della necropoli, dei riti che vi si svolgevano e degli elementi decorativi che si sono preservati. È possibile prenotarle da casa – con cancellazione gratuita fino a 24 ore prima – tramite questa pagina.

Visita Catacomba di San Gaudioso e San Gennaro a Napoli
Catacomba di S. Gaudioso

 

8. Museo e Real Parco di Capodimonte

Poco più a nord delle Catacombe di San Gennaro si estende il Real Bosco di Capodimonte, splendido parco urbano amato dai napoletani che vengono qui per rilassarsi tra i 134 ettari di spazi verdi.

Sfruttato già nel 1735 da Carlo III di Spagna come zona di caccia, i lavori per la realizzazione del parco vero e proprio iniziano nel 1742 per concludersi l’anno seguente. Durante l’Ottocento viene aggiunto un giardino all’inglese, si piantano palme, piante rare ed esotiche e vengono sistemati i belvedere con vista sul Vesuvio ed il Golfo di Napoli.

Nella reggia che sorge al centro e che fu la residenza storica dei Borbone è stato inaugurato nel 1957 il Museo Nazionale di Capodimonte. Le sue sale contengono capolavori dell’arte antica, contemporanea ed alcuni di questi erano già presenti a partire dal 1758. Gli ambienti sono così suddivisi:

  • Galleria Farnese, con opere di Vasari, Masaccio, Tiziano, Botticelli e Sanzio;
  • Galleria delle Arti a Napoli, dedicata agli artisti della città;
  • Arte contemporanea, dove si può ammirare il Vesuvius di Andy Warhol;
  • Collezione Borgia, con sezioni che vanno dall’antico Egitto ai reperti dell’Europa settentrionale e dell’America centrale;
  • Appartamento storico, con la Galleria delle Porcellane;
  • Ottocento privato, con dipinti dei sec. XIX-XX.

 

L’accesso al Parco è gratuito, i biglietti per il Museo di Capodimonte sono invece acquistabili su internet.

Cosa visitare a Napoli: Museo di Capodimonte
Museo di Capodimonte

 

9. Palazzo Reale e Piazza del Plebiscito

Costruito a partire dal ‘600 ed ultimato nella seconda metà dell’800, il Palazzo Reale venne ideato come residenza dei Re di Spagna. In realtà, ciò non si realizzò mai perché Filippo III decise poi di annullare la sua visita. Tuttavia, l’edificio progettato da Domenico Fontana ospitò i Re austriaci, i Borbone e pure i Savoia (dopo l’Unità d’Italia). Fu così che il palazzo divenne una delle residenze reali più prestigiose al mondo grazie agli oggetti ed ai capolavori artistici lasciati dalle dinastie che vi hanno abitato.

12 cose da vedere a Napoli: il Palazzo Reale
Visita di Palazzo Reale

Tra gli ambienti che si visitano meritano una menzione speciale l’Appartamento Storico, dove sono esposte delle opere d’arte realizzate da alcuni degli artisti più celebri del periodo borbonico, la passeggiata che attraversa una serie di cortili regalando così una vista indimenticabile sul golfo di Napoli, e la Biblioteca Nazionale, che con oltre due milioni di testi è la più importante del sud Italia e del mondo. Osservando la facciata esterna si possono individuare le statue degli otto sovrani che regnarono a Napoli volute nel 1888 da Re Umberto I. Furono disposte in ordine cronologico e sono stati volutamente esclusi i membri della dinastia borbonica.

I biglietti sono acquistabili su internet, hanno validità di un giorno e danno diritto all’ingresso prioritario. L’audioguida in italiano è inclusa nel prezzo. Per tutti i dettagli e per procedere con la prenotazione potete consultare la seguente pagina dedicata.

Il Palazzo Reale sorge su Piazza del Plebiscito e la maniera migliore per arrivarvi è la metropolitana. La fermata più vicina è “Municipio” (L1), situata a circa 600 m di distanza.

A proposito della piazza, è uno dei luoghi più belli e caratteristici di Napoli e deve il suo nome al plebiscito che – il 21 ottobre 1860 – sancì l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna. La sua fama crebbe in modo esponenziale in seguito alla costruzione del Palazzo Reale, la cui facciata principale è rivolta proprio verso di essa.

Piazza del Plebiscito, che si contraddistingue per la sua forma particolare – metà semicircolare e metà rettangolare – è ampia oltre 25.000 metri quadrati e per questo è una delle più grandi d’Italia.

Oltre al già citato Palazzo Reale, l’altro edificio di valore della zona è la Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola, eretta nel 1817 per ordine di Re Ferdinando I di Borbone.

Un’usanza particolare ed in voga sia tra i turisti che gli stessi abitanti è quella di attraversare bendati la piazza. L’obiettivo è raggiungere le due statue dei cavalli poste al centro partendo dal Palazzo Reale. Trattasi però di una sfida pressoché impossibile data la pendenza naturale dell’area e l’impossibilità di orientarsi senza l’uso della vista.

Luoghi imperdibili a Napoli: Piazza del Plebiscito
Piazza del Plebiscito

 

10. Galleria Borbonica

Trattasi del collegamento segreto sotterraneo voluto dal Re Ferdinando II per unire Palazzo Reale a Piazza della Vittoria, situata vicino a caserme ed al mare permettendo quindi una fuga rapida e sicura in caso di emergenza.

L’opera, resasi necessaria vista l’esperienza dei moti rivoluzionari del 1848, venne iniziata nel 1853 e fu inaugurata nella primavera del 1855 (sebbene gli scavi non fossero stati ultimati). Per l’occasione, la Galleria Borbonica venne aperta al pubblico, che tuttavia ne ignorava la vera funzione. L’opera rimase poi incompiuta a causa della morte del Re nel 1859 e delle successive vicende storico-politiche.

La struttura cadde nel dimenticatoio fino alla Seconda Guerra Mondiale, difatti fu utilizzata come rifugio da migliaia di napoletani per scappare ai bombardamenti sia alleati che tedeschi. In seguito, negli anni ’70, il tunnel fu adibito a Deposito Giudiziale Comunale e vi si accumulò tutto ciò che veniva estratto dalle macerie così come il materiale recuperato da sfratti e sequestri.

Finalmente, nel 2005 l’area venne ispezionata dai geologi che poterono così comprenderne l’importanza e, dopo i necessari interventi di messa in sicurezza, venne aperta al pubblico nel 2010.

Oggi, la Galleria Borbonica è visitabile con tour guidati di circa un’ora che consentono ai visitatori di fare una passeggiata nella storia di Napoli compresa tra la metà dell’800 e la fine del ‘900. Per maggiori informazioni su costi, orari e prenotazione da casa vi rimando a questa pagina dedicata.

Itinerario per visitare Napoli in 2 o 3 giorni
-> galleriaborbonica.com/

 

11. I Castelli di Napoli

Il tour delle fortezze comincia da Castel dell’Ovo, il più antico di Napoli. Esso sorge sull’isolotto di Megaride sul quale, secondo la leggenda, approdò la sirena Partenope che diede poi il nome alla città antica di origine greca (sec. VII a.C.).

Il nucleo abitato di Neapolis venne costruito sul vicino monte Echia, successivamente l’isolotto fu collegato alla terraferma grazie all’iniziativa del patrizio romano Lucio Licinio Lucullo che decise di erigervi la sua villa, il Castellum Lucullanum.

Nel corso della storia, il castello è stato protagonista di numerose storie e leggende nonché di profondi interventi che ne hanno modificato l’aspetto originario. Oggi è aperto al pubblico e le sue sale ospitano regolarmente mostre ed altri tipi di eventi.

Nel 1266, Carlo I d’Angiò sconfisse gli Svevi e salì sul trono del Regno di Sicilia decidendo poi di spostare la capitale da Palermo a Napoli. Il sovrano ordinò quindi la costruzione di una fortezza a difesa della città da futuri attacchi via mare. I lavori durarono cinque anni, dal 1279 al 1284, ed il Castel Nuovo – meglio conosciuto come Maschio Angioino – divenne un luogo fondamentale per la storia della città. Dopo Carlo I, vi abitarono il Re Carlo II e la sua famiglia, nel 1294 fu eletto qui Bonifacio VIII in seguito all’abdicazione di papa Celestino V. Altri fatti storici ed occupanti si succedettero fino al 1734, quando con Carlo Sebastiano di Borbone la residenza reale si spostò altrove.

La fortezza attuale è ben diversa da quella originale, ad esempio i cinque torrioni che ancora si distinguono risalgono ad una serie di lavori compiuti all’inizio del secolo XVI. Il castello, uno dei simboli di Napoli, è visitabile ed è sede sia del Museo Civico che della Biblioteca di Storia Patria. Tra i luoghi da non perdere vi sono la Cappella Palatina, il cui aspetto è rimasto immutato rispetto al 1307, la Sala dell’Armeria dove sono visibili reperti archeologici di epoca romana (dal sec. I a.C. al sec. V d.C.) e la Sala dei Baroni, la principale ed inizialmente decorata da affreschi di Giotto purtroppo andati poi perduti.

Questo tour tematico si conclude al Castel Sant’Elmo, che si innalza sulla collina del Vomero dominando quindi la città dall’alto e regalando una splendida vista sul centro storico. È una fortezza medievale di metà ‘300 eretta sui resti di un’antica cappella dedicata a Santo Erasmo, da cui poi ne derivò il nome attuale.

La sua ubicazione strategica per il controllo delle vie di comunicazioni stradali lo rese oggetto di numerosi assedi e distruzioni nel corso della storia, ad esempio durante lo scontro tra francesi e spagnoli per la conquista del Regno. Servì anche da carcere, sia tra ‘600 ed ‘700 (vi fu rinchiuso Tommaso Campanella) che in epoche più recenti, fino al 1952.

È aperto al pubblico dal 1988 ed accoglie mostre, festival, eventi teatrali e concerti. Per informazioni sulla visita di Castel Sant’Elmo sono disponibili su questo sito internet, per Castel dell’Ovo e Castel Nuovo vi rimando invece alla sezione apposita del Comune di Napoli.

Fortezze partenopee: Castello dell'Ovo
Castello dell’Ovo

 

12. Tour alternativo di Napoli

Concludo l’articolo parlando non di un luogo specifico da vedere bensì di un’attività da fare per scoprire arte, cultura e leggende del capoluogo campano.

È un tour privato di due ore abbondanti che si snoda nell’area di Spaccanapoli allontanandosi però dagli itinerari turistici più classici. Ritrovo e punto di partenza è la Piazza di S. Domenico Maggiore, della quale ho avuto modo di parlare nel paragrafo n. 2 di questo articolo. Da qui si cammina tra vicoli e stradine calandosi così nella vita quotidiana degli abitanti del quartiere studentesco e di un’area più estesa che raccoglie giovani artigiani che realizzano oggetti e prodotti più disparati. Il percorso tocca monumenti e palazzi storici dimenticati” quali ad esempio l’ex complesso monastico di S. Andrea delle Dame che oggi è un polo universitario.

Per saperne di più su itinerario, orari e costi vi rimando a questa pagina, tramite la quale è possibile prenotare il tour in anticipo da casa con eventuale cancellazione gratuita se fatta fino alle 24 ore precedenti l’attività.

Vie e piazze caratteristiche di Napoli
Tour del centro storico di Napoli
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