Itinerari e consigli per viaggi lenti

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: il Lago Grande

Genova Pegli, escursione nel capoluogo ligure per visitare Villa Durazzo Pallavicini ed il suo parco

Il 23 settembre 2016 è stata una data da ricordare perché ha riaperto al pubblico la Villa Durazzo Pallavicini a Genova Pegli dopo essere stata chiusa diversi anni per grandi opere di restauro. Per tale evento è stata scelta una data simbolica: infatti, 170 anni prima, il 23 settembre 1846, la Villa apriva i battenti per la prima volta in assoluto.

Da allora molte cose sono cambiate, a partire dalla città stessa e quindi dal corredo urbano che circonda Villa Pallavicini. Ciò che è rimasto invariato (fortunatamente!) è la sua magia e unicità.

 

Villa Durazzo Pallavicini: orari e tariffe per la visita

La si può raggiungere comodamente in treno. L’ingresso infatti si trova a fianco della stazione di Genova Pegli, voluta tra l’altro dallo stesso Ignazio Pallavicini per favorire l’afflusso di turisti, ottenendo in questo modo delle cifre record per l’epoca.

 

Orari di apertura di Villa Durazzo Pallavicini

Variano a seconda delle stagioni:

  • dal 2 Novembre al 31 Marzo tutti i fine settimana dalle 10 alle 17, ultimo ingresso ore 15, escluso Natale e Capodanno;
  • dal 1° Aprile al 30 Settembre da martedì a domenica, dalle 9:30 alle 19, ultimo ingresso ore 17, giorno di chiusura lunedì, salvo ponti o festività;
  • dal 1° Ottobre al 1° Novembre da martedì a domenica dalle 9:30 alle 18, ultimo ingresso ore 16.

 

Prezzi di Villa Durazzo Pallavicini

Sono disponibili diverse tariffe, da quella intera (10€) passando per quelle ridotte (da 8€ e 5€) e per quelle comprendenti pacchetti famiglie, visite guidate e persone con disabilità.

Per essere sempre aggiornati sugli orari e le tariffe di Villa Durazzo Pallavicini vi suggerisco di controllare il sito internet oppure diventare fan della pagina Facebook.

 

Cosa vedere durante la visita di Villa Durazzo Pallavicini a Genova Pegli

Chiamarlo semplicemente Parco è alquanto riduttivo. Villa Durazzo Pallavicini è molto di più, è un viaggio interiore” da percorrere circondati da piante ed architetture provenienti da tutto il mondo. Nel mentre è vietato guardarsi indietro perché la meta da raggiungere è dritta davanti a noi e neppure è previsto il passaggio in uno stesso luogo. Ignazio Pallavicini, colui che ha voluto il parco, e Michele Canzio, che l’ha progettato e realizzato, hanno pensato ad un percorso “circolare” nel quale alcuni ambienti non sono visibili da lontano ma si rivelano all’improvviso, dopo una curva oppure uscendo da una grotta.

La natura ha un ruolo centrale nel processo di purificazione del visitatore, il quale, attraversando le varie scene in cui il parco è suddiviso, si scontra con domande esistenziali del tipo “Chi sono?” e “Da dove vengo?” per concludere con “Dove vado?” alla fine del terzo atto.

 

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: il Prologo

Si comincia da Villa Pallavicini, oggi sede del Museo di Archeologia ligure. Dal piazzale antistante si osservano i tetti di Pegli perdersi fino al mare e con la fantasia si torna indietro nel tempo, all’epoca di Ignazio Pallavicini, quando di certo l’area non era così “affollata”. Dopo i lavori di restauro si accede al Parco direttamente dal Palazzo ed eccomi così tra i primi visitatori pronti ad esplorarlo.

Il Palazzo di Villa Pallavicini a Genova Pegli

Passato il cancello su cui svettano le statue di due cani ringhianti, quasi come volessero avvertirci di qualcosa, si nota sulla sinistra la facciata in stile neogotico ottocentesco dell’antica tribuna gotica con le inferriate in ghisa. Questa prima meraviglia sancisce l’inizio ufficiale della prima scena, il prologo.

Il successivo viale alberato, denominato “viale gotico“, richiama la selva oscura dantesca e lo stato d’animo inquieto dell’uomo che si interroga sulla propria esistenza. La forma gotica della navata è richiamata dai lecci disposti ai due lati, anche in questo caso bisogna lavorare un po’ con la fantasia dato che ci vuole tempo prima che le piante possano effettivamente oscurare l’ambiente. Punto d’arrivo è il maestoso arco di trionfo, l’elemento che mi conduce al primo atto e che ci suggerisce di “abbandonare i lavori urbani” (citazione estratta dal testo riportato sul frontone).

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: l'Arco di Trionfo

 

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: il Primo atto

Qui inizia il percorso di purificazione dell’individuo ed esso avviene circondati dal silenzio e dal fascino della natura. Passato l’arco si ha la prima sorpresa lasciataci da Michele Canzio e che mi ha fatto rimanere senza parole. Infatti, come per magia, il retro del monumento diventa una baita di montagna, chiamata Romitaggio, con intorno abeti, agrifogli e felci, il rifugio ideale per l’uomo che vuole meditare.

Il percorso si snoda costeggiando diverse piante provenienti da lontano e che, specialmente nell’ottocento, facevano sognare tutti coloro che le ammiravano. Così, il viale dell’oasi mediterranea abbonda di piante esotiche e per un attimo sembra di essere stati teletrasportati chilometri e chilometri lontano da Genova.

Proseguendo si giunge davanti al lago vecchio, emblema della natura selvaggia, dove la cascatella sgorga direttamente dalla cima del monte. La sorgente, l’ultima area del primo atto, è la rappresentazione del bosco ideale in cui l’acqua è pura e limpida. Lo stesso dovrebbe essere l’anima del visitatore, arrivato sin qui attraversando e contemplando tutta la meraviglia della natura.

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: l'ErmitaggioVisita di Villa Durazzo Pallavicini: l'Oasi mediterraneaVisita di Villa Durazzo Pallavicini: il Lago vecchio

 

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: il Secondo atto

Si percepisce il cambio di scena notando come le piante esotiche abbiano lasciato spazio al bosco mediterraneo e dal fatto che la natura non è più la protagonista bensì fa da cornice alla storia dell’uomo. Difatti, dopo diversi minuti in cui non vi era traccia di presenza umana, ecco apparire la Cappella dedicata alla Madonna. Qui siamo giunti alle porte del piccolo feudo medievale del Capitano del Castello (che vedremo poco più in là). Dopo l’ombra e l’oscurità che hanno caratterizzato la prima parte della visita, finalmente il panorama si apre ed ecco la splendida vista delle colline a nord. Su una di queste sorge un castello, o meglio i suoi resti, a rappresentare i numerosi conflitti scoppiati nelle varie epoche storiche e che hanno lasciato lasciato una scia di devastazione sia dal punto di vista materiale sia da quello spirituale.

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: la Cappella dedicata alla Madonna

Il sentiero continua con una leggera salita e le piante iniziano a diradarsi. Alle nostre spalle è possibile così osservare Pegli e la pista dell’aeroporto di Genova. Ma è davanti a noi lo vero spettacolo, forse l’edificio simbolo del Parco di Villa Durazzo Pallavicini, per me senza dubbio il luogo che mi ha colpito maggiormente: il Castello del Capitano. Situato a 134 mt s.l.m, è in vetta alla collina da cui domina sul proprio feudo. La costruzione ha una forma particolare, dove la base quadrata raffigura il mondo materiale mentre invece la torre centrale vuole rappresentare il livello di spiritualità raggiunto dall’uomo dopo il percorso di purificazione iniziato con il primo atto.

Se già l’esterno ha il suo fascino, la vera chicca sono gli interni, grazie ad accurati interventi di restauro. Infatti, sebbene rimessi a nuovo, le pareti ed i soffitti hanno mantenuto le forme ed il fascino dell’epoca. Che dire poi delle vetrate policrome su entrambi i piani risistemate coi colori originali. Una stretta scaletta a chiocciola conduce al piano superiore, dove si trova una piccola sala circolare in cui vi innamorerete dei suoi colori, riflessi e dipinti. Usciti sulla terrazza si può ammirare il panorama a 360°gradi, in realtà è possibile salire ancora più su, per vedere Genova e la costa ligure sgombra dalla vegetazione del Parco, tuttavia quando ci sono stato io l’accesso era ancora chiuso.

Lasciato il castello alle spalle, in pochi passi si giunge al Mausoleo del Capitano, dove sono custodite le sue spoglie mortali. Vicino ad esso, in uno spiazzo sulla sinistra, sorge un piccolo cimitero dove riposerebbero i soldati morti per difendere il feudo del loro padrone. È un ambiente a cielo aperto ma piuttosto cupo, se non altro poiché invita ciascuno di noi a riflettere sulla propria esistenza e di come prepararsi al meglio alla morte, evento tanto tragico quanto inevitabile. Si conclude in questa maniera il secondo atto.

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: il Castello del CapitanoVisita di Villa Durazzo Pallavicini: le vetrate all'interno del Castello del CapitanoVisita di Villa Durazzo Pallavicini: il Mausoleo del Capitano

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: il Terzo atto

In realtà, prima che inizi il terzo ed ultimo atto, si visita il Parco dei divertimenti (restauro ancora da completare). Originariamente si trovava all’interno del primo atto ma nel 1886 Teresa Pallavicini, la figlia di Ignazio, l’ha fatto spostare qui e le motivazioni di tale scelta non sono a noi note. Sotto al piazzale, quasi nascosta agli occhi dei passanti, è stata creata una piccola grotta per contenere i meccanismi di funzionamento delle due giostre, azionati manualmente.

Ma perché un angolo ludico all’interno del parco? Il motivo è semplice, è un invito rivolto a tutti i visitatori a lasciarsi andare, a godersi un momento di spensieratezza, di diventare nuovamente un po’ bambini.

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: il Parco Giochi

Il terzo atto è la parte meno estesa del Parco ma forse è la più intensa, poiché nell’arco di poche decine di metri si trovano due ambienti che rivelano sensazioni contrastanti.

Ecco allora le grotte (purtroppo ancora parzialmente chiuse al pubblico) divenute celebri per essere state fatte utilizzando unicamente stalattiti e stalagmiti prelevate da grotte calcaree e qui ricomposte fedelmente. Si ritorna momentaneamente nell’inferno dantesco, è l’ultima prova da superare prima di arrivare in paradiso. E, quasi a richiamare la figura di Caronte come traghettatore di anime, si abbandonava questo luogo per mezzo di apposite barche (oggi non ancora utilizzabili).

Punto d’approdo è il lago Grande, un ambiente che rapisce per la sua originalità e non a caso è uno degli angoli più conosciuti di tutta Villa Pallavicini. È la meta finale del viaggio di purificazione dell’uomo, è il paradiso che abbaglia con la sua luce le persone che escono dalle grotte in barca. Devo dire che per noi che vi siamo giunti a piedi l’effetto è stato più o meno il medesimo. In un unico luogo trovano spazio diverse architetture di tutto il mondo per simboleggiare la fratellanza e la pace tra gli uomini. Si possono quindi ammirare il tempietto bianco dedicato a Diana che rappresenta l’antica Grecia, alle spalle il Ponte Romano (l’Occidente), il Chiosco Turco (il Medio Oriente), la Pagoda Cinese (l’Oriente) e l’Obelisco Egizio (l’Africa).

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: il Lago Grande

Completano il quadro i giardini di Flora, punto d’arrivo del percorso delle barche. Siamo all’interno dell’Eden, del paradiso terrestre, sotto la protezione di Flora, la divinità che ha a cura l’ordine del mondo. La visita del giardino “privato” della Dea, dove vengono preservate le piante durante la stagione invernale, e successivamente del tempietto magistralmente ristrutturato, è un’esperienza sensoriale che travolge ogni persona appena prima di lasciarla libera di tornare alla propria vita quotidiana.

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: i giardini di Flora

Difatti la visita di Villa Durazzo Pallavicini si conclude qui e si fa ritorno al viale gotico del prologo, prendendo però un sentiero diverso dall’andata. Durante il tragitto, prestate attenzione alla vostra destra per scorgere il coccodrillo e l’aquila fatti in pietra.

Non c’è una spiegazione ufficiale dell’opera, tuttavia si potrebbe evidenziare il contrasto tra il primo, limitato ad una vita terrestre, ed il secondo, libero di muoversi in ogni ambiente quasi se raffigurasse l’uomo finalmente purificato.

Visita di Villa Durazzo Pallavicini: il coccodrillo e l'aquila

Termina così, dopo poco più di 3 ore di visita, l’itinerario alla (ri)scoperta di Villa Durazzo Pallavicini dopo i numerosi lavori di restauro. Difficile trovare le parole adatte per commentare un luogo che, come è già stato detto in precedenza, è qualcosa di unico al mondo.

A riprova di ciò, nel luglio 2017 il Parco di Villa Durazzo Pallavicini si è aggiudicato il titolo di “parco pubblico più bello d’Italia” in occasione della XV edizione del concorso lanciato da “ilparcopiubello.it” per valorizzare l’immenso patrimonio architettonico e paesaggistico che la nazione può vantare.

Tuttavia, se dovessi scegliere una sensazione che possa esprimere quanto ho provato io e tutte le persone durante la visita, opterei per meraviglia. Sì, perché l’ho trovata negli occhi di Lidia, la nostra guida che con grande passione ci ha metaforicamente presi per mano e condotti in lungo ed in largo per il Parco, l’ho notata nei volti dei visitatori, alcuni dei quali erano già stati qui tanti anni e quasi stentavano a riconoscerlo, infine l’ho intravista nell’espressione dei tanti volontari incontrati lungo il percorso mentre erano intenti a sistemare le ultime cose e controllare che la situazione fosse sotto controllo. In quest’ultimo caso, forse il più emblematico, oltre alla meraviglia ho potuto scorgere un altro stato d’animo, ossia l’orgoglio di poter riconsegnare ai genovesi ed ai turisti di tutto il mondo un luogo dal patrimonio storico, artistico e naturale dal valore inestimabile.

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