L’escursione di cui vi parlo nelle prossime righe è senza dubbio una delle mie preferite tra tutte quelle fatte sull’appennino ligure. Corrisponde alla tappa n. 20 dell’Alta Via dei Monti Liguri (AVML) ed è una bellissima traversata dello spartiacque tra il Passo del Faiallo ed il Prà Riondo (o Pratorotondo), in un paesaggio così marcatamente alpestre che quasi non sembra di essere in Liguria. Tuttavia, il mare è vicinissimo ai monti – circa 5 Km in linea d’aria – e la camminata in cresta regala un panorama vastissimo sulla riviera di ponente ed il golfo di Genova.
Il sentiero si snoda su di una specie di altopiano che supera i 1.000 m di quota e si affrontano una serie di saliscendi relativamente poco faticosi. Il percorso proposto è uno dei tanti che si possono fare in quest’area del Parco Naturale Regionale del Beigua ed è modificabile a seconda del tempo a disposizione e delle tappe che si desiderano includere.
Dal Passo del Faiallo a Prà Riondo (Rifugio Pratorotondo) lungo l’AVML
Prima di procedere mi sembra doveroso specificare cosa sia l’AVML, ovvero l’Alta Via dei Monti Liguri. Trattasi di un itinerario escursionistico di oltre 400 Km che percorre l’intero arco montuoso della regione, da La Spezia a Ventimiglia (e viceversa). Esso è crocevia fondamentale di una vasta rete sentieristica che collega le aree interne appenniniche con il litorale, permettendo così di attraversare zone di notevole interesse naturalistico e panoramico.
L’AVML si presta per camminate di uno o più giorni, i percorsi sono generalmente ben tracciati e non mancano le strutture ricettive (assicuratevi però in anticipo se siano aperte o meno, a seconda del periodo dell’anno). A tal proposito, il libro “L’Alta Via dei Monti Liguri” di Andrea Parodi è un’ottima fonte d’ispirazione e per la gita che ho fatto ho preso spunto proprio da esso.
Tornando a noi…
Si parte dal Passo del Faiallo (1.050 m), un’ampia sella dello spartiacque appenninico e da sempre punto nevralgico di passaggio tra i due versanti della catena montuosa. Vi si arriva comodamente in auto dal Passo del Turchino (da Genova Voltri e Masone), l’alternativa a piedi è la salita dal Passo della Gava (itinerario disponibile qui).
L’imbocco del sentiero è nei pressi dell’albergo-ristorante “La Nuvola sul Mare”, soluzione ideale per pernottare alla fine della tappa o semplicemente per concedersi una pausa sfiziosa con le specialità tipiche regionali.
Il segnavia di riferimento è quello dell’Alta Via, ossia un rettangolo rosso-bianco-rosso. Dopo una breve discesa si entra nella faggeta fino a raggiungere due case isolate in località Palazzina Tassara. Dopodiché si gira a sinistra ed il tratto in salita conduce alla fine del bosco. Si sbuca sul versante settentrionale dello spartiacque, che si contraddistingue per i suoi pendii decisamente più dolci rispetto ai contrafforti rocciosi che si trovano sul lato rivolto verso il mare.
Sulla destra si scorge un cartello che indica il Rifugio Argentea ma ignoratelo e proseguite dritti, seguendo i segnavia dell’AVML. L’ascesa porta alla sella del Passo Vaccaria (1.116 m) che separa il monte Reixa (meta di un meraviglioso trekking sulla neve al quale ho dedicato questo articolo) e la Rocca Vaccaria (1.164 m).
Si costeggia la cima della Rocca Vaccaria camminando sulla dorsale dalla quale si ha una splendida vista sul Golfo di Genova, il promontorio di Portofino, Arenzano, il Passo della Gava ed il monte Tardìa di Ponente ed infine Cogoleto.
La prossima tappa è davanti a noi ed è il Rifugio Argentea (con webcam installata in loco e visibile tramite questo link), adagiato sulla tondeggiante Cima Pian di Lerca. L’edificio, che sorge a 1.088 m di altezza, è gestito dalla sezione ligure del CAI e solitamente è aperto nei weekend da luglio a fine settembre. Vi è comunque un piccolo locale usufruibile in qualsiasi periodo dell’anno.
Dalle panche disposte sulla terrazza panoramica si osserva la cima trapezoidale del monte Argentea (1.082 m), protesa direttamente sul mare e raggiungibile in 15-20 minuti. Sulla sommità è stata posta una piccola croce e da lì si può ammirare il tratto di crinale percorso sino a quel momento.
Lasciato il rifugio alle spalle, tornati sullo spartiacque si gira a sinistra per scendere verso la sella del Passo Pian di Lerca (1.034 m). Il sentiero torna a salire ed in circa 20 minuti si è nei pressi del Riparo Cima del Pozzo (1.103 m), realizzato addossato ad un masso.
Un’altra breve discesa e poi una lunga salita tra pini e faggi – questo è il tratto più “noioso” – porta su di un esteso altopiano disseminato di rocce e dal quale si intravede all’orizzonte il monte Beigua, facilmente riconoscibile grazie ai ripetitori radiotelevisivi installati sulla cima.
Dopo un breve tratto pianeggiante, il tracciato devia a sinistra e si scende all’ombra dei pini. Si giunge quindi al bivio di Passo di Prato Ferretto, a 1.091 m di quota. Seguendo le indicazioni, decido di aggiungere un’altra tappa intermedia ed in 25-30 minuti salgo sul monte Rama (1.148 m), la cui vetta è compresa tra i comuni di Arenzano e Cogoleto ed accoglie ben 2 croci. Questo perché la seconda venne installata dopo che la prima scomparve misteriosamente, poi, una volta ritrovata, fu ricollocata vicino alla nuova “sostituta”.
Dopo aver goduto appieno della vista stupenda della costa, torno sull’Alta Via per riprendere il cammino sulla carrareccia verso Prà Riondo (o Pratorotondo). Lungo il tragitto supero una sorgente d’acqua e, dall’altro lato del sentiero, la Casa della Miniera (1.078 m), un rifugio con un locale sempre aperto. Qui si incrocia un sentiero per Sciarborasca (frazione di Cogoleto) che passa nei pressi della vicina Cappelletta degli Alpini.
Costeggiando sulla sinistra il monte Sciguelo (1.103 m) giungo finalmente a destinazione, al Rifugio Pratorotondo (1.108 m).
Per maggiori informazioni sulla struttura, aperta tutto l’anno e raggiungibile anche in auto tramite la strada che collega il monte Beigua a Piampaludo, vi rimando al suo sito internet.
Dopo un po’ di meritato riposo, torno al Passo del Faiallo seguendo il medesimo percorso dell’andata ed arrivo alle pendici del monte Reixa giusto in tempo per contemplare il tramonto sul golfo di Genova.
Informazioni pratiche per organizzare il trekking dal Passo del Faiallo al Rifugio Pratorotondo
Questo itinerario escursionistico – corrispondente alla tappa numero 20 dell’Alta Via – è tra i più famosi della Liguria grazie alla bellezza del paesaggio che attraversa ed al fatto che non presenta difficoltà di rilievo. Questo non significa però che non richieda un certo sforzo fisico e dunque è richiesta una buona dose di allenamento nel coprire distanze medio-lunghe a piedi.
Per farvi un esempio pratico, a fine giornata ho sfiorato i 25 Km percorsi a discapito di un dislivello comunque modesto (300 m in salita e 250 m in discesa). Ovviamente potete accorciare il trekking, ad esempio evitando le deviazioni per le due cime citate nel mio articolo. Così facendo risparmierete anche un po’ di tempo. A tal proposito, dal Passo del Faiallo al Rifugio Pratorotondo, con andatura media si impiegano all’incirca 6 ore tra andata e ritorno. Se poi, come nel mio caso, volete salire sui monti Argentea e Rama, dovete aggiungere complessivamente 30-35 minuti, per il primo, e 40-45 minuti per il secondo.
Questione meteo. A causa dell’altitudine – poco superiore ai mille metri – e della particolare posizione geografica, qui si incontrano infatti le correnti settentrionali più fredde e quelle miti provenienti dal mare, il clima può variare velocemente nell’arco della giornata. Ciò anche a causa del vento, una presenza quasi costante ed a volte assai fastidiosa. Ad esempio, pur essendovi stato ad inizio ottobre, faceva piuttosto freddo (massima di 10 gradi) ed il vento soffiava forte. Queste condizioni poco favorevoli hanno influito sui tempi di percorrenza dato che più volte ho dovuto rallentare il passo, soprattutto sul sentiero verso il monte Rama dove, a tratti, mi sembra di volare via per davvero!
Un abbigliamento adeguato – il classico “a cipolla” – è perciò vivamente consigliato, assieme ai bastoncini ed a degli scarponi adatti per camminare a lungo su superfici in certi tratti sconnesse e con pietrisco che può risultare insidioso dopo delle piogge intense.