Durante la visita di Reykjavík ci siamo ritagliati una giornata per fare un’escursione sull’isola di Viðey, distante solamente cinque minuti di battello dal porto di Skarfabakki (dove attraccano le navi da crociera).
Nonostante la vicinanza, si tratta di un luogo noto perlopiù tra la gente locale, tanto che su internet ho reperito poche informazioni in inglese (figurarsi in italiano!) e, una volta sul posto, eravamo gli unici stranieri e per questo visti simpaticamente alla stregua di due “marziani” 😀
Quando il meteo lo consente, è il posto ideale per un pic-nic oppure un barbecue all’aperto approfittando delle postazioni presenti in diversi punti dell’isola.
Fortunatamente, ancora una volta il blog “Un italiano in Islanda” mi è venuto in aiuto fornendomi ulteriori spunti per la splendida giornata trascorsa in questa oasi verde di pace legata tra l’altro alla memoria di… John Lennon!
Cenni storici su Viðey
Quella che oggi è un’isola tranquilla, in cui gli unici rumori che si sentono sono quelli degli uccelli e del vento che soffia quasi perenne, in un passato neanche troppo remoto è stata teatro di importanti vicende che si sono intrecciate con la storia di Reykjavík e dell’Islanda in generale.
Una serie di scavi archeologici condotti alla fine del secolo scorso hanno portato alla luce numerosi reperti databili addirittura al secolo X. Tuttavia, le prime notizie certe risalgono al 1226, quando viene fondato un monastero gestito da monaci agostiniani che, con il passare degli anni, acquisisce sempre maggior importanza e potere sino ad avere possedimenti attorno all’attuale Reykjavík.
Il periodo di splendore si interrompe bruscamente con l’avvio della Riforma Protestante, agli inizi del’500, e con le conseguenti lotte per il mantenimento o la conquista del potere tra cattolici e rappresentanti della nuova fede. Nel 1550 viene ucciso l’ultimo vescovo, Jón Arason, che oltre alla diocesi settentrionale controllava anche Viðey. E così il monastero viene smantellato mentre tutti i suoi possedimenti passano alla corona danese.
Circa due secoli dopo, Skúli Magnússon, islandese e rappresentante del Re, si stabilisce sull’isola e la sua residenza, completata nel 1755, diviene la più antica casa in muratura del paese. Essa è giunta integra ai giorni nostri ed accoglie un bar-ristorante oltre ad essere sede di eventi.
Quasi venti anni dopo, nel 1774, lo stesso Magnússon fa erigere una chiesa a pochi passi dalla sua dimora. Trattasi di uno dei luoghi di culto più vecchi dell’Islanda e conserva ancora tutte le finiture interne originali.
L’avvento del ‘900 sancisce l’inizio di un nuovo capitolo della storia di questa isola. Infatti, un’azienda dedita alla lavorazione del pesce decide di stabilirvisi e, di conseguenza, nasce un piccolo villaggio per le famiglie dei lavoratori che comprende pure una scuola. L’attività cessa nel 1931 e nel giro di pochi anni Viðey resta disabitata e continua ad esserlo tutt’oggi.
Cosa vedere a Viðey in un giorno
I battelli attraccano di fronte alla vecchia residenza di Magnússon, oggi di proprietà del comune di Reykjavík. I tavolini fuori invitano a sostare, la caffetteria al suo interno invece sembra lavorare a ritmo ridotto dato che – almeno il giorno in cui vi sono stato – vi era un ragazzo solo e l’offerta di bevande e cibo era assai scarsa.
Ci troviamo più o meno al centro dell’isola e da qui partono i sentieri che la attraversano.
West Island
Con mia mamma optiamo per dedicare la mattinata all’esplorazione della Vesturey, la porzione occidentale dell’isola, la più selvaggia. Qui infatti l’intervento dell’uomo è stato minimo ed è la natura a farla da padrona. Vi sono diversi itinerari possibili, tutti facili, che consentono di spingersi sino alle scogliere con vista su Reykjavík e la baia di Faxaflói. Massima cautela nell’avvicinarsi ai loro bordi in caso di vento forte.
Tra uno scorcio suggestivo e l’altro si scorge un monumento curioso che mai ti aspetteresti di trovare a queste latitudini. È l’Imagine Peace Tower, un’installazione artistica ideata da Yoko Ono per trasmettere un messaggio di pace al mondo intero e, non a caso, le parole “Imagine Peace” sono tradotte in 24 lingue diverse.
L’opera celebra inoltre la memoria di John Lennon e per questo ogni anno un fascio di luce blu viene proiettato verso il cielo tra il 9 ottobre e l’8 dicembre, ossia i giorni del suo compleanno e della sua morte. Lo spettacolo viene ripetuto al Solstizio d’Inverno, a Capodanno e durante la prima settimana di primavera.
Proseguendo sulla costa verso ovest si nota un’ancora che funge da memoriale alle vittime del naufragio dell’imbarcazione Hjallasker avvenuto nell’aprile 1906, nel quale morirono venti persone.
Attraversato l’istmo si superano una serie di specchi d’acqua, più o meno profondi e visibili a seconda della generosità delle precipitazioni.
Se si decide di seguire per intero il percorso ad anello che si snoda lungo il litorale si incontreranno nove coppie di colonne basaltiche. Queste compongono l’installazione di arte minimalista “Áfangar” ideata nel 1990 da Richard Serra. Il suo obiettivo è di testimoniare il legame indissolubile tra ambiente ed arte e per questo la presenza del basalto non è casuale, essendo esso un richiamo alla geologia dell’Islanda.
East Island
Nel pomeriggio ci spostiamo nell’Austurey, cioè la zona orientale di Viðey, “tagliata” a metà dal sentiero su cui si affacciano i resti del villaggio abitato sino agli anni ’30 del secolo scorso. Delle case sono rimaste solamente le fondamenta e poco altro, anche perché la gran parte di esse era in legno. Alcuni pannelli informativi forniscono maggiori dettagli sia sulle abitazioni che i loro abitanti.
La scuola invece è ben conservata e visitabile. Costruita nel 1928, comprendeva la palestra – usata pure come sede di eventi per gli abitanti del villaggio – ed una classe. L’edificio ha chiuso i battenti nella primavera del 1941 e, dopo lunghi anni di abbandono, nel 1990 il comune di Reykjavík ha deciso di riportarlo allo splendore originale.
Prima di tornare al porticciolo faccio un’ultima deviazione per salire sulle Women’s Hiking Hills, un gruppo di colli panoramici al quale è stato assegnato un nome bizzarro dovuto, secondo leggende popolari, al fatto che al loro interno vi abitino delle fate.
Come raggiungere l’isola di Viðey da Reykjavík
I battelli garantiscono collegamenti rapidi – 5 minuti! – tutto l’anno tra Viðey ed il porto di Skarfabakki, situato ad est rispetto al centro città e raggiungibile con gli autobus n. 16 da/per Hlemmur (fermata Heðinsgata).
Da maggio a fine agosto sono operate diverse corse giornaliere mentre da settembre a maggio solamente nei weekend. Inoltre, da giugno a fine agosto alcuni battelli partono anche dal porto antico ed in questo caso la traversata dura circa 20 minuti.
I biglietti sono cari e l’importo è il medesimo per entrambi i porti di partenza in città:
- adulti, 2.100 ISK (14€);
- bambini (7-17 anni), 1.050 ISK (7,30€);
- gratis per i bambini fino a 6 anni.
Segnalo che il battello è gratuito anche con la Reykjavík City Card e, avendo fatto quella di 72 ore, con mia madre abbiamo deciso di sfruttarla dedicando a Viðey il secondo dei tre giorni trascorsi nella capitale.
In aggiunta a ciò, la tessera turistica permette viaggi illimitati sugli autobus urbani Strætó e quindi abbiamo ulteriormente ammortizzato la spesa.
Per noi la City Card è stata utile perché il suo costo per 72 ore (7.890 ISK a testa, circa 55€) è stato di gran lunga inferiore a quanto avremmo speso singolarmente per musei, autobus ed appunto il battello per Viðey.
A proposito dei mezzi di trasporto urbani, la tariffa per la corsa singola è di 570 ISK per adulto, 285 ISK per ragazzi (12-17 anni) ed over 67, gratis per bambini fino a 11 anni.
Una volta giunti al porto di Skarfabakki, anche coloro che hanno la Reykjavík City Card devono recarsi in biglietteria per mostrarla e ricevere il voucher da consegnare poi al momento dell’imbarco. Già che ci siete, non dimenticate di prendere la mappa dell’isola con segnati i sentieri ed i vari luoghi di interesse.
Orari e prezzi aggiornati dei battelli sono indicati sul sito internet della compagnia Elding.