Una splendida giornata trascorsa nel Parco Naturale Regionale dell’Aveto, un’area protetta situata nell’entroterra del Tigullio e compresa nella provincia di Genova. Un tratto dell’appennino, sicuramente tra i più suggestivi, che accoglie quello che è il comprensorio sciistico per eccellenza della Liguria.
Nelle prossime righe vi descrivo l’itinerario che, partendo da Rocca d’Aveto, mi ha condotto sulle cime più alte della catena appenninica percorrendo alcuni tratti delle piste da sci. Ho avuto poi il tempo per esplorare i dintorni del vicino Lago Nero, alle pendici del monte omonimo compreso nell’Appennino piacentino.
Per questa escursione ho preso spunto dal libro “Vette e sentieri in Val d’Aveto e valli circostanti” di Andrea Parodi, un autore che, per quel che mi riguarda, è un autentico punto di riferimento per le mie gite in Liguria.
Ma andiamo con ordine…
Come raggiungere la Val d’Aveto
Questa vallata si trova tra Liguria ed Emilia-Romagna, tra le province di Genova e Piacenza. Il comune principale è Santo Stefano d’Aveto, che sorge ad un’altitudine di 1.012 m ed è distante circa 50 Km dalla riviera di levante.
Chiavari è il centro costiero più vicino alla località appenninica e vengono operati anche dei collegamenti quotidiani in autobus (linea 11 di AMT Genova).
Il capoluogo ligure dista poco più di 70 Km e, in alternativa all’autostrada A12 con uscita al casello di Lavagna, si può optare per le strade provinciali che si snodano nell’interno (via Torriglia, Montebruno e Barbagelata/Fontanigorda). Un’opzione ideale per evitare il traffico autostradale ma che, in compenso, allunga i tempi di percorrenza dato che si viaggia su strade “secondarie” (anche strette in certi punti) con saliscendi e tornanti. Sicuramente non indicata per chi soffre le curve…
Escursione sui monti Bue e Maggiorasca da Rocca d’Aveto
Chi vuole può mettersi in cammino anche da Santo Stefano, tuttavia, per accorciare i tempi, conviene dirigersi nella frazione di Rocca d’Aveto, a circa 2 Km di distanza. Il punto di partenza è il parcheggio degli impianti di risalita (1.286 m), in funzione sia nella stagione estiva che durante quella invernale.
Da Rocca d’Aveto al Prato della Cipolla
Si lascia la seggiovia sulla destra e si prosegue sull’asfalto per poche centinaia di metri, fino ad incontrare sulla sinistra una deviazione su strada sterrata.
Divenuta una mulattiera acciottolata, essa costeggia una parete di roccia basaltica mentre, sul lato destro, scorre un ruscello. Una volta entrati nel bosco, si giunge ad un bivio e si gira a sinistra, seguendo i cartelli in legno “Sentiero” e “Cipolla”.
La salita sul fondo acciottolato continua e si tralascia, sulla sinistra, la deviazione per il Rifugio Astass. Il sentiero si fa largo tra la vegetazione che, in alcuni tratti, si apre lasciando intravedere i monti Bue e Maggiorasca.
Si sbuca quindi su di un pianoro, in corrispondenza del Prato Lamissora (1.567 m). Trattasi di una piccola torbiera di origine glaciale che include una zona particolarmente umida e profonda (40-50 cm) da dove si origina un piccolo rio. Spicca all’orizzonte il roccione, denominato “Dente della Cipolla”, su cui è stata installata una breve ma impegnativa via ferrata.
Superato il bivio sulla sinistra per il Lago Nero (da dove arriverò al ritorno), si passa il bosco per sbucare nell’ampio Prato della Cipolla, un antico lago naturale poi interrato a quota 1.576 m. Qui si trova il rifugio omonimo, aperto in contemporanea agli impianti di risalita, che offre servizio bar e ristorante. La stazione della seggiovia da/per Rocca d’Aveto ed il M.te Bue sorge a circa 300 m di distanza.
Dal Prato della Cipolla al Monte Bue
Dal pianoro dipartono i sentieri diretti alle due cime che sovrastano l’area, in entrambi i casi vi si giunge percorrendo varie sezioni delle piste da sci.
Lasciato il rifugio alle spalle, giro immediatamente a sinistra ed inizia la salita con pendenza abbastanza accentuata. Dinnanzi ai miei occhi si staglia l’imponente Dente della Cipolla che mi accompagnerà quasi costantemente da qui in avanti.
Affrontati una serie di curvoni, il tracciato torna a salire ma questa volta la fatica si fa sentire meno perché la meta è vicina e, soprattutto, la vista si apre regalando un panorama bellissimo. Da una parte la catena dell’Ántola, dall’altra i colli piacentini, davanti a me invece il Rifugio Monte Bue, il più alto dell’Appenino Ligure. Oltre al servizio bar e ristorante, esso ha al suo interno due camerate da 6 posti letto. Sicuramente il luogo adatto per riposare contemplando uno degli scorci più suggestivi della Liguria, che spazia dal mare alle vette appenniniche ed alpine circostanti.
Analogamente al Rifugio Cipolla, anche questo è usufruibile in concomitanza con l’apertura degli impianti di risalita.
Il Monte Bue è il secondo rilievo più elevato dell’Appennino Ligure (1.781 m) e sulla sua cima è posta una croce in legno, subito a fianco dell’arrivo della seggiovia proveniente da Prato della Cipolla. Da lì si individuano facilmente il centro abitato di Santo Stefano d’Aveto, alcuni monti della catena dell’Antola – tra i quali il M.te Chiappo ed il Mt. Lésima – e sullo sfondo il mare.
Dal Bue al Monte Maggiorasca
L’itinerario classico prevede di scendere dal Bue per poi salire sul vicino Maggiorasca, la cui vetta si vede molto bene volgendo lo sguardo a sinistra.
Il primo tratto è una ripida discesa da affrontare quasi a “spazzaneve”, d’altronde siamo sulla pista da sci… Essa conduce alla Colletta (1.719 m), una sella che divide le due cime e da dove si può scendere verso il Prato della Cipolla lungo un altro tratto in discesa con pendenza accentuata. Proseguendo invece dritti nel bosco, il sentiero torna a salire fino a diventare una mulattiera acciottolata che guida i camminatori fino alla cima erbosa del Maggiorasca.
Esso, con i suoi 1.804 m di altitudine, è il monte più alto dell’Appennino Ligure. Sull’anticima sud sorge la statua della Madonna di Guadalupe, posta qui nel 1947 ed ogni 27 agosto meta di pellegrinaggio degli abitanti di Santo Stefano. Sul lato opposto invece sono stati installati alcuni ripetitori radiotelevisivi. Le pareti basaltiche del versante meridionale del monte vengono utilizzate come palestra di roccia.
La vista dal Maggiorasca è simile a quella dal monte Bue ed è quindi meravigliosa.
Dal Monte Bue al Lago Nero
A questo punto, se volete tornare al Prato della Cipolla avete tre opportunità: scendere dalla Colletta lungo il tracciato della pista rossa da sci, risalire sul Bue e prendere la seggiovia oppure ripetere il tragitto dell’andata.
Se invece avete ancora un po’ di tempo a disposizione (almeno 2 ore), vi propongo un itinerario alternativo.
Si scende dal Bue lasciando il rifugio alle proprie spalle e, terminato il primo tratto in discesa, una volta giunti al bivio si devia a destra seguendo l’indicazione per il Lago Nero. Si procede su un sentiero pianeggiante che poi scende all’importante crocevia de Prato della Madonna (1.677 m). A questo punto l a meta è segnalata a soli 15 minuti, in realtà ne occorrono quasi il doppio.
La camminata prosegue all’ombra dei faggi per scendere infine all’area pic-nic sulla sponda occidentale del Lago Nero (1.541 m ) che, a dispetto del nome, è di color verde. Lo specchio d’acqua si trova in provincia di Piacenza, per l’esattezza nel comune di Ferriere, e vi si riflette il versante nord-occidentale del Monte Nero, habitat naturale dei pini mugo ed unico nel suo genere nell’intero arco appenninico settentrionale.
Per raggiungere Rocca d’Aveto bisogna rientrare nella faggeta fino al bivio incontrato in precedenza – dove è stata installata una panchina panoramica in legno – e scendere verso Fontana Gelata. Si continua avvolti nel silenzio del bosco, in un ambiente caratterizzato già dalle prime sfumature autunnali nonostante sia il 29 di agosto.
Oltrepassata Fontana Gelata, come riferimento bisogna tenere il segnavia 11 del CAI ed infine le indicazioni per Prato della Cipolla. Il tracciato sbuca nei pressi del Prato Lamissora da dove poi si ritorna al parcheggio della seggiovia tramite il medesimo percorso dell’andata.
Informazioni utili per organizzare un trekking sui monti Bue e Maggiorasca e Lago Nero
Il trekking è valutato di grado “E”, ossia di livello escursionistico. Chi è abituato alle classiche “camminate appenniniche” non dovrebbe avere particolari problemi. Non ho incontrato difficoltà di rilievo, salvo giusto i tratti in salita/discesa lungo i pendii delle piste da sci. Consigliabili quindi un abbigliamento adeguato, con scarpe adatte per superfici sassose ed irregolari, ed i bastoncini da montagna per avere una maggiore stabilità ed evitare scivolate.
Parlando di dislivello, da Rocca d’Aveto al Monte Maggiorasca è di 518 m circa. Per quel che riguarda invece i tempi di percorrenza indicativi:
- dal parcheggio della seggiovia a Prato della Cipolla, 40-50 minuti;
- da Prato della Cipolla al Monte Bue, 40 minuti;
- dal Monte Bue al Monte Maggiorasca, 30 minuti;
- dal Monte Bue al Lago Nero, 25-30 minuti;
- dal Lago Nero al Prato della Cipolla, 50-60 minuti.
La segnaletica è presente e chiara. I segnali di riferimento per Prato della Cipolla sono un rombo giallo pieno ed un cerchio giallo vuoto, oltre ai A14-A15 (percorsi ad anello). Il rombo giallo pieno è presente poi fino al Maggiorasca, se si passa per la Colletta.
Per l’itinerario fatto nel pomeriggio, dal Monte Bue al Lago Nero e poi verso Prato Cipolla, si seguono i segnavia CAI 007 (fino al lago), 011 (fino a Fontana Gelata) e 001 (per Prato Cipolla).
Soffermandomi sul giro fatto proprio nei dintorni del Lago Nero, suggerirei di migliorare le indicazioni aggiungendo magari fin da subito Prato della Cipolla, destinazione ben più nota rispetto a Fontana Gelata. Attenzione poi ad uno dei bivi nel bosco, il penultimo se non ricordo male, in quanto Prato Cipolla è segnalato non dai cartelli FAI ma da uno giallo, decisamente più artigianale, fissato sul tronco di un albero.
Infine, per maggiori informazioni sul comprensorio sciistico ligure con orari di apertura, attività outdoor e rifugi vi rimando al sito di Impianti Val d’Aveto.