Con questo articolo vi racconto una giornata di fine primavera trascorsa sulla Catena dell’Ántola e le sue dorsali limitrofe, al confine tra Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna.
È un’area che si caratterizza per la grande biodiversità, dove quindi l’ambiente e le specie animali e vegetali che lo popolano sono un patrimonio tutelato da sempre.
Per il giro in questione ho preso spunto anche dal libro di Andrea Parodi, “La catena dell’Antola. 113 escursioni fra Scrivia, Trebbia e Oltrepo“. Una lettura decisamente consigliata se siete appassionati di camminate nell’entroterra genovese e dintorni.
Trekking sull’Appennino Ligure, tra narcisi e scorci panoramici sull’infinito
Dopo la splendida escursione sul Monte Ántola fatta un paio d’anni prima, sono ritornato in questa zona assieme a mio padre per ammirare prima la fioritura dei narcisi e raggiungere poi la cima di un monte a me caro. Si tratta quindi di due itinerari che, data la loro brevità, sono fattibili nella medesima giornata.
A differenza però della gran parte delle gite che trovate nel blog – nella sezione dedicata alla Liguria – qui bisogna spostarsi con mezzo proprio.
I due percorsi proposti sono privi di particolari difficoltà. È comunque consigliabile avere un minimo di allenamento, oltre ovviamente all’abbigliamento adeguato.
1. Dalla Casa del Romano al Pian della Cavalla
È una delle camminate più popolari tra gli escursionisti genovesi all’interno del Parco dell’Antola, complici la sua indiscutibile bellezza e la distanza dal capoluogo (50 Km circa). Il punto di partenza è il comune sparso di Fascia, per l’esattezza dall’albergo “Casa del Romano”, a 1.390 m d’altezza e situato a breve distanza dall’Osservatorio Astronomico inaugurato nel settembre 2011.
Se desiderate accorciare un po’ i tempi (come abbiamo fatto noi), si può parcheggiare l’auto lungo un tornante della strada carrozzabile tra Fascia e Casa del Romano (un paio di Km prima dell’albergo, se provenite da Genova). Lo individuerete grazie al pannello informativo del Parco lì installato. I posti disponibili sono pochi, nelle giornate di maggior afflusso conviene perciò arrivarvi al mattino presto.
Imboccato il sentiero, si procede sulla panoramica Costa del Fresco, da dove si osservano i centri abitati di Fascia, Varni ed Alpe, e le vette dei monti Carmo ed Alfèo. Il primo tratto è quello con maggiore pendenza, dopodiché, superata una cima erbosa, si continua con saliscendi poco pronunciati. Si attraversa una piccola faggetta per poi sbucare sul dosso che sovrasta il Pian della Cavalla, a circa 1.309 m d’altezza.
Se vi capitate verso metà maggio, i narcisi fioriti colorano di bianco l’altopiano offrendo un colpo d’occhio stupendo. Purtroppo, a causa del lockdown della primavera del 2020, noi vi siamo stati soltanto ad inizio giugno e la gran parte di essi era già sfiorita. Comunque siamo rimasti soddisfatti ugualmente!
Ah, è vietato raccoglierli. Mi raccomando…
Proseguendo si può raggiungere in 10-15 minuti il Monte della Cavalla (1.328 m). Per quel che riguarda il tempo di percorrenza, dal parcheggio al tornante fino ai prati di narcisi abbiamo impiegato una quarantina di minuti.
2. Dal Passo del Giovà al Monte Lésima
Tornati in macchina, lasciamo la Liguria alle spalle e rientriamo in Piemonte. Superata la Casa del Romano, attraversiamo le Capanne di Carrega in direzione delle Capanne di Cosola, al confine con l’Emilia Romagna e punto di partenza delle escursioni verso i monti Chiappo ed Ebro. Passiamo le Capannette di Pey e finalmente arriviamo al Passo del Giovà, ubicato a 1.368 m di altitudine e punto d’incontro delle province di Pavia e Piacenza.
Come scritto all’inizio dell’articolo, pur trattandosi di Appenino Ligure, è un territorio ubicato a metà strada sulla “via del commercio” tra Mar Mediterraneo e Pianura Padana, dove si incrociano province appartenenti a regioni diverse (Liguria, Piemonte, Emilia-Romagna e Lombardia). Come è facile immaginare, da sempre la Catena dell’Ántola è stata un’area di passaggio ed una fitta rete di mulattiere e sentieri consentiva agli uomini di attraversare valichi e cime.
Una zona così trafficata e popolata in passato contrasta con il silenzio che trovano gli escursionisti moderni, conseguenza dello spopolamento dei paesi a favore dei grandi centri urbani della costa e della pianura.
La situazione muta temporaneamente in estate, grazie soprattutto ai proprietari delle seconde case che tornano qui per trascorrervi le ferie, alla ricerca di un po’ di refrigerio dalla calura metropolitana.
Tornando a noi, lasciamo la macchina nell’ampio piazzale sterrato di un albergo in evidente stato di abbandono. La destinazione è il Monte Lésima, la vetta più alta della Catena dell’Ántola e tra le più elevate dell’Appenino Ligure. Situata al confine tra le province di Pavia e Piacenza, esistono diverse vie di accesso, la nostra è la più breve e semplice.
Camminiamo lungo un tratto della strada provinciale 88 per Brallo di Pregola fino a trovare sulla destra l’imbocco del sentiero 101. Esso prosegue nel bosco, snodandosi lungo lo spartiacque tra le valli Boreca e Stàffora, e procede con una serie di saliscendi sino al bivio situato all’altezza di una selletta erbosa a 1.459 m d’altezza. Si svolta a destra, seguendo il tracciato 101z, che conduce fuori dalla vegetazione.
All’orizzonte si scorge immediatamente la cima del Lésima, facilmente riconoscibile grazie alla postazione radar ad uso aeronautico.
Seguendo la traccia, al termine di una salita più accentuata ci si ricongiunge con la stradina asfaltata di servizio che sale fino al monte. Una volta costeggiata la sommità del Monte Tartágo (1.683 m), dove comunque si può fare una deviazione panoramica, si arriva all’impianto radar del Monte Lésima, ad un’altitudine di 1.724 m. Tale struttura a forma di geoide risale alla fine degli anni ’80 ed è utilizzata dall’ENAV per il controllo del traffico aereo di svariati aeroporti italiani e quelli di Zurigo e Marsiglia. Inizialmente presidiata, oggi l’intero processo viene gestito a distanza. La via d’accesso principale è chiusa al traffico e perciò vi si giunge solamente a piedi.
Sia l’asfalto che la postazione radar hanno certamente intaccato, almeno in parte, l’aspetto selvaggio e la bellezza dell’ambiente. Ciò nonostante, dalla croce posta sulla cima del Lésima, appena sopra alla costruzione, il panorama è talmente bello ed ampio da far dimenticare l’intervento edilizio umano. Nelle giornate più terse si possono ammirare l’intero Appennino Ligure, il mare, la Pianura Padana e l’arco alpino.
Come scritto all’inizio dell’articolo, sono particolarmente affezionato a questo monte. Il motivo è che da piccolo, ogni estate trascorrevo una settimana di vacanze presso il Rifugio Pineta di Piuzzo, avendo quindi l’opportunità di fare delle camminate che fossero adatte alla mia età. Grazie alla strada asfaltata, il Lésima era perfetto. Inoltre, all’epoca era possibile accedere all’interno della postazione radar ed osservare da vicino tutta la strumentazione (ovviamente sotto l’occhio vigile del personale incaricato!). Vi lascio immaginare quale potesse essere il fascino che un ambiente del genere suscitava a dei bambini come me.
Tornando ai giorni nostri, dal parcheggio alla sommità del Lésima abbiamo impiegato un’ora e mezza circa. Al ritorno abbiamo deciso di scendere per intero lungo la stradina di servizio.